Il sovranismo arriva sulle tavole degli agriturismi della Lombardia. Il Consiglio regionale lombardo ha approvato la nuova legge sulle attività degli agriturismi, che punta a portare dal 30 al 35% la soglia minima di prodotti delle aziende agricole utilizzati nella somministrazione dei pasti, per arrivare all’80% di prodotti lombardi, e solo il 20% di prodotti acquistati dalla grande distribuzione. La legge prevede inoltre l’utilizzo del 100% di vini lombardi e pesce lombardo, con l'eccezione per i vini provenienti da aziende agricole non lombarde se contigue alla provincia dove ha sede l'agriturismo. Giovanni Malanchini, esponente della Lega e consigliere segretario, spiega che con la nuova legge, di cui è relatore, "si valorizza la filiera dei prodotti regionali e si alza anche il livello dei servizi, scremando fra le imprese che valorizzano davvero il mondo agricolo e agroalimentare e quelle che non lo fanno. Oltre a garantire la qualità dei nostri agriturismi, questa legge semplifica le procedure burocratiche, introducendo agevolazioni su numero di pasti serviti e di posti letto”.
Andrea Fiasconaro, consigliere del M5S, si dice "parzialmente soddisfatto per le modifiche al Testo unico su agricoltura e sviluppo rurale". Gli interventi di modifica sono "utili e importanti, perché intervengono su di una legislazione che doveva essere aggiornata perché si rivolge a un settore che sta crescendo molto e in continua evoluzione". Non convincono, invece, le modifiche che consentono di passare da 60 a 100 posti letto, "rendendo gli agriturismi troppo simili alle strutture alberghiere quando invece hanno altre caratteristiche da valorizzare".
Il gruppo regionale del Pd ha confermato il suo voto di astensione sul progetto di legge. Per Matteo Piloni, consigliere regionale del Pd, "i posti letto per noi dovevano rimanere 60: portarli a 100 è un’esagerazione che snatura l’agriturismo stesso che non è un albergo. Inoltre, si è voluto eccedere nel voler ‘lombardizzare’ anche questo settore. E gli eccessi non vanno bene mai, in nessun caso. Quando l’ideologia prevarica il buon senso si fanno cattive regole”. La nuova legge, spiega Malanchini, interviene anche sul florovivaismo, per “salvaguardare con norme precise la competitività degli imprenditori agricoli professionali che esercitano l’attività di vendita al dettaglio della propria produzione e che nel contesto attuale sono messi in difficoltà dalla rapida espansione dei garden center su grandi superfici".