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Porta il velo, esclusa da palestra

E' accaduto a Mirandola, nel modenese

Immagine d'archivio (Fotogramma)
Immagine d'archivio (Fotogramma)
03 maggio 2019 | 14.13
LETTURA: 2 minuti

E' stata esclusa da una palestra privata di Mirandola (Modena) perché portava il velo: è accaduto, venerdì scorso, a una ragazza marocchina alla quale il Comune di Mirandola esprime "solidarietà e vicinanza". E' stata proprio la ragazza, nei giorni scorsi, a denunciare l'accaduto con una lettera al Comune.

"Le sto scrivendo per un episodio che ho vissuto venerdì, un episodio che non caratterizza Mirandola, la mia Mirandola, e i suoi abitanti. Venerdì mi sono recata in una palestra per iscrivermi e usufruire dei suoi servizi, il proprietario, mirandolese, ha rifiutato la mia iscrizione poiché mi vesto in modo poco 'occidentale'", ha scritto al Comune la ragazza, che ha 28 anni, è interprete e mediatrice culturale. "Ho chiesto più chiarimenti ed egli ha risposto che nella sua palestra non iscrive Batman o suore, alludendo al velo che copre il mio capo, ma senza indicarlo in modo diretto, egli ha continuato ad alludere a persone mascherate e suore, senza darmi una ragione e ha concluso dicendo 'mia palestra, mie regole'". "Ho cercato di spiegargli e fargli vedere che sono una ragazza 'all’occidentale' e chi mi conosce sa benissimo che non giro con i 'tipici' vestiti neri, lunghi e larghi. Sono una ragazza che conosce la legge, la Costituzione e i suoi principi e i suoi precetti, e ciò che mi è successo non ha scusanti - ha spiegato - È difficile descrivere la mia sensazione, un misto di rabbia, delusione e tristezza. Vorrei condividere questo episodio con lei e denunciare questo atto di razzismo inspiegabile".

"La decisione del titolare della palestra - spiega l’amministrazione comunale - è inaccettabile, perché lede i diritti fondamentali sui quali si basa la nostra convivenza civile. Purtroppo siamo di fronte all’ennesimo frutto avvelenato di chi, ogni giorno, semina odio e paure". L’Amministrazione comunale fa sapere di aver "già incontrato la giovane, alla quale ha assicurato supporto per ogni azione che intendesse intraprendere per far valere i suoi diritti (la palestra, va ricordato, svolge un servizio pubblico, sebbene sia gestito da privati)".

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