"Voglio affermare con grande chiarezza che mai nella mia vita e nelle funzioni di sindaco ho utilizzato denaro pubblico per motivi personali". Così l'ex sindaco di Roma, Ignazio Marino, in una dichiarazione spontanea davanti alla Corte nel corso del processo d'Appello a suo carico per la vicenda degli scontrini e della onlus che si è aperto questa mattina. Il pg Vincenzo Saveriano ha chiesto la condanna a due anni e mezzo per le accuse di peculato e falso in relazione al ‘caso scontrini’ e la conferma dell’assoluzione per l’accusa di truffa per le consulenze della Onlus Imagine. Marino in primo grado era stato assolto da tutte le accuse.
L'ex sindaco ha spiegato, parlando in aula, di aver donato nel 2014 diecimila euro del proprio salario alla città di Roma e di non aver chiesto rimborsi al Campidoglio portando ad esempio gli incontri con il presidente della Roma James Pallotta e con il sindaco di New York Bill De Blasio quando cancellò una vacanza privata negli Stati Uniti trasformandola in incontri di lavoro. Marino ha ricordato anche che "spontaneamente mi presentai in procura e offrii - ha detto - a chi indagava le chiavi della mia agenda elettronica".
L'ex sindaco ha spiegato anche di aver rinunciato al suo stipendio di senatore ancora prima della sua elezione a sindaco lasciando oltre 80mila euro nelle casse pubbliche. "Se sono ladro sono un ladro scemo e incapace di intendere e di volere", ha concluso.