Vincerà Kamala Harris o Donald Trump? A poche ore dalle elezioni americane, la domanda che ovviamente si stanno ponendo tutti gli americani riguarda da vicino anche l’Europa e, di conseguenza l’Italia. C’è, in particolare, un tema centrale nella corsa alla Casa Bianca che più degli altri interessa da vicino l’altra sponda dell’Atlantico: è la postura che gli Stati Uniti assumeranno rispetto alla guerra in Ucraina e alla crisi in Medio Oriente e, più in generale, rispetto agli equilibri tra Occidente e resto del mondo, Russia e Cina in testa. L’esito delle elezioni americane costituisce in ogni caso un fattore di cambiamento, perché la prospettiva euro atlantica tenuta ferma da Biden negli ultimi anni è comunque destinata a modificarsi. Come e quanto dipenderà da chi sarà il nuovo presidente degli Stati Uniti. Indicativo in questo senso è stato il confronto diretto tra le posizioni di Harris e Trump, durante l’unico dibattito televisivo che si è tenuto in questa campagna elettorale. Le risposte sulla guerra in Ucraina hanno indicato due versi contrapposti. Donald Trump si è detto convinto di poter risolvere il conflitto a suo modo, parlando sia con Putin sia con Zelensky. Con una mediazione che inevitabilmente deve concedere spazio alle ambizioni del Cremlino. La replica di Kamala Harris è stata netta: con Trump alla Casa Bianca Putin sarebbe già a Kiev. L’altro conflitto, quello tra Israele e Hamas, è un argomento che accentua ancora di più la distanza tra i due candidati alla presidenza. Harris è tornata a chiedere un cessate il fuoco e un accordo sugli ostaggi a Gaza, esprimendo vicinanza sia per gli israeliani sia per i palestinesi colpiti dal conflitto. La candidata democratica ha condannato l'attacco del 7 ottobre di Hamas al sud di Israele, ma ha anche affermato che "troppi palestinesi innocenti sono stati uccisi" dall'offensiva militare in corso di Israele a Gaza. Trump, invece, è andato dritto all’attacco. Israele "non esisterà" più entro due anni se Harris venisse eletta presidente. "Odia Israele e odia gli arabi", ha ripetutamente detto della sua avversaria ricordando la sua assenza durante il discorso del premier israeliano Benjamin Netanyahu al Congresso. Interessante anche il capitolo Cina. Harris ha accusato Trump di aver venduto gli Stati Uniti alla Cina ''per dare a Pechino la possibilità di rafforzare il suo esercito'' e ha ricordato come durante la pandemia causata dal Coronavirus abbia "persino ringraziato Xi Jinping''. Trump ha replicato definendo Harris ''una marxista che ha distrutto il paese con politiche folli''. C’è, poi, un’altra prospettiva più larga. Riguarda l’ipotesi che per la prima volta nella storia diventi presidente degli Stati Uniti una donna e si lega al tema della parità di genere ancora da conquistare. Sul punto, Bill Clinton ha dichiarato: “E’ un grosso problema. Ed è per questo che penso che dobbiamo fare in modo che tutti coloro che conoscono bene Kamala Harris, come me, spieghino che sarà una buona presidente. Penso che sia più efficace dire alle persone: “Datele una chance, andrà benissimo e alla fine voi sarete orgogliosi di aver contribuito a renderlo possibile’”. In merito alle eventuali ricadute in Italia dell’esito elettorale si è pronunciata il Presidente Meloni a Porta a Porta il 31 ottobre: “Prevedo che i rapporti tra Italia e Stati Uniti non cambieranno, come non sono mai cambiati con il mutare dei governi”. La Premier ha poi rimarcato che da quando si è insediato il Governo due anni fa l'export italiano negli Stati Uniti ha aumentato di 15 miliardi, conseguentemente ritiene che “per noi cambierà niente, chiaramente che potrebbero cambiare delle scelte di politica estera che ci coinvolgono, Ucraina, Medio Oriente, insomma in una situazione delicata questo è qualcosa che andrà compreso e sicuramente insomma coinvolge anche noi. Però io ho lavorato bene con questa amministrazione, penso che lavorerei benissimo con un'amministrazione di segno opposto e quindi non sono affatto preoccupata dal risultato delle elezioni in nessun caso”.