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Pil, Cottarelli: "Battuta d'arresto, tornati fanalino di coda Ue"

L'economista commenta con l'Adnkronos il dato Istat per quest'anno: "Se venisse confermato nella revisione finale, ci sarebbe un problema"

Carlo Cottarelli
Carlo Cottarelli
05 dicembre 2024 | 18.36
LETTURA: 2 minuti

"C'è stata una battuta d'arresto. Evidentemente, le prime indicazioni sul IV trimestre non sono buone. Per fare 0,5% a fine 2024, visto l'andamento dei primi due trimestri, il terzo e anche il quarto trimestre sono a crescita zero. I dati dicono che saremmo tornati fanalino di coda nella Ue". Carlo Cottarelli commenta con l'Adnkronos la stima del dato annuale di crescita del Pil, corretta per i giorni effettivamente lavorati, diffusa dall'Istat oggi.

L'economista guarda alle stime dicendo chiaramente che "se venissero confermate nella revisione finale, ci sarebbe un problema". Perché è un dato distante dalle previsioni considerate dal governo, la crescita 2024 è stata prevista all'1%, e perché "se nei sei trimestri di questo governo, fino al secondo di quest'anno, siamo cresciuti come o poco sotto la media dell'Area Euro, per recuperare il terreno perso, dovremmo crescere almeno come Spagna e Portogallo che sono oltre il 2%".

L'obiezione che si può fare è che i dati sulle entrate e sull'occupazione potrebbero accreditare l'ipotesi che si possa arrivare a una revisione al rialzo del dato definitivo sul Pil. Secondo Cottarelli, però, é giusto guardare alla stima di oggi dell'Istat, anche in considerazione delle possibili ragioni che possono disinnescare l'obiezione. "Per l'occupazione, la spiegazione può essere che si stanno creando posti di lavoro a bassa qualità e a bassa produttività; per le entrate, che stando andando solo temporaneamente meglio perché i redditi da lavoro, che sono tassati immediatamente, stanno crescendo più dei profitti, su cui si pagano le tasse in ritardo".

Guardando alla crescita e allo stato di salute dell'Economia in Europa, Cottarelli non mostra particolare preoccupazione rispetto alla crisi in Francia. "Guardando lo spread, siamo ancora su livelli bassi di rischio nella percezione dei mercati. I mercati pensano evidentemente che sia ancora più a rischio l'Italia". Si tratta, secondo l'economista, di una crisi "politica e non economica" che, pur in presenza di "una situazione di certo non bella", per ora non preoccupa rispetto al rischio di un 'effetto contagio' per il resto dell'Europa. (Di Fabio Insenga)

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