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"Golden Power su Unicredit-Bpm? La nazionalità non rileva ma attenzione al diritto Ue", l'analisi dell'esperto

Nel settore finanziario, creditizio e assicurativo, il Golden Power può essere esercitato indipendentemente dalla nazionalità del soggetto acquirente

26 novembre 2024 | 14.59
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Nel governo qualcuno valuta l'uso del Golden Power per bloccare la fusione tra due importanti banche italiane, Unicredit e Banco Bpm, in un'operazione che potrebbe sollevare interrogativi sulla stabilità finanziaria e sul rispetto delle regole europee. Introdotte nel 2012 - spiega all'Adnkronos Gabriele Nuzzo, professore di diritto commerciale nell’Università di Milano-Bicocca - le norme sul Golden Power sono nate per proteggere asset strategici. Durante il Covid la loro applicazione è stata estesa (prima come misura temporanea e dal 2022 come regola stabile) al settore bancario, già sotto la vigilanza della Bce. Il potere di veto del Governo con riguardo all’operazione Unicredit-Banco Bpm potrebbe non essere di piana applicazione. Una mossa, spiega il professore, che potrebbe avere implicazioni politiche e legali significative e dar luogo a possibili frizioni con l’Unione Europea.

L’ambito di applicazione: il principio di nazionalità non è indispensabile...

Nuzzo spiega che a differenza di quanto avviene in altri settori, come la difesa o l’agricoltura, dove l’applicazione del Golden Power si basa sulla sicurezza nazionale, nel settore bancario il criterio è più ampio: il potere di veto del Governo è posto a presidio di interessi essenziali dello Stato, sicurezza pubblica e ordine pubblico. Nel settore finanziario, creditizio e assicurativo, spiega il professore, il Golden Power può essere esercitato indipendentemente dalla nazionalità del soggetto acquirente. Anche investitori italiani che puntano ad acquisire asset strategici in questi settori potrebbero incontrare il veto, benché le implicazioni giuridiche restino complesse e controverse.

Stabilità finanziaria: un presupposto controverso..

La stabilità finanziaria, che emerge come potenziale giustificazione per l’esercizio del Golden Power, è questione spinosa, spiega Nuzzo. Si potrebbe sostenere che essa rientri nel concetto di ordine pubblico, ma il diritto comunitario, continua il professore, tende a escludere motivazioni economiche, come la salvaguardia di una banca “fiore all’occhiello” dell’economia nazionale, dall’ambito di intervento statale. Il controllo della stabilità patrimoniale e finanziaria degli istituti bancari europei, spiega, è peraltro già garantito dalla vigilanza della Bce, che valuta le operazioni di concentrazione secondo standard rigorosi.

Il ruolo della Bce...

Ogni fusione o acquisizione nel settore bancario, spiega Nuzzo, è soggetta al vaglio della Banca Centrale Europea (Bce), che analizza precisi indici di adeguatezza e stabilità patrimoniale delle banche coinvolte, assicurandosi esse che rispettino le regole dei Basel Accords. Un'operazione, dice, che non soddisfi tali criteri non potrebbe proseguire, indipendentemente dall’intervento del governo nazionale. Questo sistema di vigilanza multilivello, afferma, riduce ulteriormente le possibilità di invocare il Golden Power per motivi di stabilità finanziaria.

Proporzionalità e diritto dell’Ue: i rischi...

L’esercizio del Golden Power, afferma, in circostanze non conformi ai parametri europei potrebbe esporre l’Italia a una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea. In passato, alcune decisioni italiane su settori definiti strategici sono state contestate a livello comunitario, evidenziando i limiti di un intervento troppo ampio o non proporzionato. Qualsiasi decisione deve quindi essere giustificata nei minimi dettagli per evitare ricadute legali ed esporre l'Italia a una procedura di infrazione. (di Andrea Persili)

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