Via libera alla riapertura del concordato preventivo biennale: c’è tempo fino al 12 dicembre per aderire. Le novità approvate in Consiglio dei Ministri di oggi, 12 novembre
Un mese esatto, a partire da oggi, per valutare pro e contro del concordato preventivo biennale e aderirvi.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge che fissa al 12 dicembre la nuova scadenza per l’adesione al patto con il Fisco, novità che sarà riservata alle partite IVA che entro il 31 ottobre hanno presentato la dichiarazione dei redditi.
Una fase 2 che punta a incrementare le entrate e consentire così al Governo di ridurre l’IRPEF per il ceto medio.
Sarà molto probabilmente con una dichiarazione integrativa che i titolari di partita IVA che applicano gli ISA e i forfettari potranno formulare l’adesione al concordato preventivo biennale.
In attesa di dettagli operativi e del testo del decreto legge approvato in Consiglio dei Ministri di oggi, 12 novembre, quel che è certo è che gli indecisi avranno un mese di tempo per valutare al meglio l’impatto dello strumento sul prossimo biennio.
Alla scadenza ormai spirata del 31 ottobre si affianca un termine extra fissato al 12 dicembre, data entro la quale sarà possibile accettare la proposta formulata dall’Agenzia delle Entrate.
Una proroga “postuma” che accoglie le richieste avanzate a più riprese da professionisti e imprese e che, secondo quanto dichiarato dal Viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, rappresenta un’importante prova di ascolto da parte del Governo.
La decisione di concedere tempi supplementari per l’adesione al concordato preventivo biennale accoglie, anche se tardivamente, le richieste del mondo imprenditoriale professionale, ma punta anche a incrementare il gettito che ne deriverà.
Gli incassi del concordato saranno destinati in via prioritaria al taglio dell’IRPEF per il ceto medio, con il fine di portare al 33% l’aliquota del 35%.
Ammontano a 1,3 miliardi di euro gli incassi che garantirà, ad oggi, il concordato preventivo biennale. Questi i dati forniti dal Viceministro Leo dopo la scadenza del 31 ottobre.
La riapertura del concordato è quindi non solo un segnale di ascolto, ma anche una necessità per il Governo che punta ad almeno 2 miliardi di euro di gettito.
Il successo del patto con il Fisco risulta decisivo per consentire di prevedere già in Legge di Bilancio 2025 un nuovo intervento sull’IRPEF, con l’obiettivo di ridurre la tassazione applicata ai titolari di redditi sopra la soglia dei 28.000 euro.
Secondo le simulazioni della Fondazione Nazionale dei Commercialisti servirebbero 2,5 miliardi per ridurre di due punti l’aliquota applicata al secondo scaglione. Le risorse garantite ad oggi dal concordato non basterebbero, e sarà quindi fondamentale valutare che impatto avrà la riapertura dei termini.