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Concordato preventivo biennale, le novità sul calcolo degli acconti. Ipotesi flat tax

Calcolo degli acconti per chi accede al concordato preventivo biennale con nuove regole: in caso di metodo storico arriva una maggiorazione di valore differenziato per soggetti ISA e forfettari. In campo anche l’ipotesi di una nuova flat tax

Concordato preventivo biennale, le novità sul calcolo degli acconti. Ipotesi flat tax
19 luglio 2024 | 14.18
LETTURA: 3 minuti

Il concordato preventivo biennale cambia le regole di calcolo degli acconti.

Stando a quanto previsto dallo schema di decreto correttivo approvato in Consiglio dei Ministri il 20 giugno, l’adesione al patto con il Fisco avrà un impatto di rilievo alla fine di novembre, quando bisognerà versare il secondo acconto rideterminato alla luce del reddito da concordato.

Esclusivamente per il 2024, sugli acconti calcolati con metodo storico si applicherà una maggiorazione sulla differenza tra il reddito concordato e quello relativo al periodo precedente.

Una novità alla quale si affiancano gli ulteriori correttivi richiesti da Camera e Senato: in campo l’ipotesi di una flat tax per rendere più vantaggioso il nuovo Istituto di compliance fiscale.

Concordato preventivo biennale, maggiorazione in caso di calcolo dell’acconto con metodo storico

Se per il versamento del primo acconto dovuto entro il 31 luglio si applicheranno le regole ordinarie, l’appuntamento con il secondo acconto di fine novembre imporrà di ricalcolare le somme dovute sulla base del reddito da concordato.

All’adeguamento degli importi, tenuto conto dei contenuti della proposta di concordato preventivo biennale accettata, si affianca la previsione di regole specifiche di calcolo dei maggiori importi da versare al Fisco.

In particolare, il decreto correttivo prevede esclusivamente per il primo periodo d’imposta di adesione al concordato preventivo biennale che in caso di calcolo con metodo storico, tenuto conto pertanto dell’imposta relativa al periodo precedente, ai fini dell’acconto delle imposte sui redditi è dovuta una maggiorazione di importo pari al 15% della differenza, se positiva, tra il reddito concordato e quello di impresa o di lavoro autonomo dichiarato per il periodo precedente.

Una regola che impatterà sul secondo acconto IRPEF e IRES, ma anche sul fronte dell’IRAP. In tal caso l’adozione del metodo storico comporterà la necessità di applicare una maggiorazione di valore pari al 3%.

Per quel che riguarda i forfettari, la maggiorazione dovuta sarà pari al 12%, soglia che scende al 4% per i forfettari che applicano la flat tax per le startup.

Novità che non riguarderanno i contribuenti che opteranno invece per il calcolo con metodo previsionale. In tal caso il secondo acconto in scadenza il 30 novembre andrà calcolato sulla differenza tra l’acconto complessivamente dovuto in base all’importo concordato e quanto già pagato entro il 31 luglio.

Concordato preventivo biennale, in campo una flat tax a tre aliquote

Sulle imposte dovute in caso di adesione al concordato preventivo biennale sono in campo ulteriori correttivi, emersi a seguito dei lavori delle Commissioni Finanze di Camera e Senato sullo schema di decreto del Governo.

Nell’ottica di aumentare i vantaggi (e quindi le adesioni) al patto con il Fisco, è stata proposta l’introduzione di una flat tax sul reddito incrementale, strutturata in tre aliquote:

  • del 10% per i contribuenti “affidabili” fiscalmente, con punteggio ISA da 8 a 10;
  • del 12% per i soggetti con “pagella” tra il 6 e l’8;
  • del 15% per i soggetti meno “affidabili”, con voto inferiore a 6”.

Su questo fronte si attendono ora sviluppi da parte del MEF, in vista del ritorno in Consiglio dei Ministri dello schema di correttivo per il via libera definitivo al testo.

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