Aziende e Stati devono essere capaci di utilizzare le strategie più avanzate per rispondere alle sfide poste da un mondo che cambia a ritmi rapidissimi. Tra queste, spicca il concetto di "coopetizione", metodo che fonde i concetti di cooperazione e competizione allo scopo di massimizzare la creazione conguinta di valore a monte e favorire l'innovazione con soluzioni concorrenti a valle. Questo ciò che emerge dal Rapporto strategico 2024 del Centro Economia Digitale, presentato oggi nella Sala Aldo Moro del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
L’incontro è stato aperto dai saluti istituzionali di Maria Tripodi, Sottosegretario di Stato alla Farnesina, dopo cui il presidente e fondatore del Ced Rosario Cerra ha esposto il rapporto. In seguito si sono tenute due tavole rotonde, moderate rispettivamente da Manuela Perrone (Il Sole 24 Ore) e Giorgio Rutelli (AdnKronos), che hanno visto la partecipazione di una serie di esponenti di alcune tra le più importanti realtà industriali italiane: Claudia Squeglia (Eni), Diego Ciulli (Google), Mario Tartaglia (Fs), Francesca Bitondo (Microsoft), Andrea Falessi (Open Fiber), Giulia Gasparini (Aws), Fabio Florio (Cisco), Fabio Tognon (Hp), Francesco Salerni (Terna), Sabina Strazzullo (Tim).
"In un mondo sempre più complesso e iperconnesso, caratterizzato da crescenti tensioni geopolitiche e di intensificazione della competizione per il raggiungimento di una supremazia tecnologica, economica e militare, l’obiettivo di questo rapporto è quello di evidenziare, sia per le aziende sia per gli stati, il potenziale di un approccio di tipo coopetitivo", dichiara Cerra. Nonostante vi sia sempre più competizione tra Stati e aziende, contiuna, queste entità "non possono fare a meno di collaborare in certi ambiti.
"Bisogna però essere capaci di farlo per evitare di essere il soggetto che all’interno di una relazione coopetitiva ci perde. Dalle analisi condotte, arricchite dai contributi delle aziende socie del Ced, è emersa l'importanza di formare competenze specifiche in ambito gestionale e diplomatico per supportare la gestione di relazioni coopetitive complesse. Incentivi pubblici, crediti d’imposta e consorzi tra aziende sono suggeriti per stimolare l'adozione di tecnologie avanzate, soprattutto in settori cruciali come la transizione digitale ed energetica".
La ricerca del Ced, basata su un campione di circa 2.000 imprese globali, dimostra che la dinamica di coopetizione è in forte crescita: su 15.000 casi di collaborazione tra aziende competitor registrati dal 2003 al 2022 il numero di brevetti collaborativi è aumentato del 159%, con una quota relativa quasi raddoppiata sul totale dei brevetti (+82%). Settori come salute, tecnologie di informazione e comunicazione ed energia guidano questa applicazione, evidenziando come l’innovazione collaborativa sia cruciale e necessaria per competere sui mercati globali, si legge in un comunicato. A livello internazionale la collaborazione tra Stati Uniti e Ue rimane fondamentale, nonostante la crescita delle co-brevettazioni con Cina e India.
Il rapporto affronta anche le dinamiche geopolitiche, proponendo la nozione di "sovranità tecnologica coopetitiva": una strategia per mezzo della quale gli Stati competono per la leadership tecnologica ma collaborano nella generazione di tecnologie critiche, fondamentali per la sicurezza economica ma anche per l’autonomia strategica. "Il rapporto di quest’anno è un manuale d’uso per C-Level, top manager e policy maker, e dimostra che collaborare, persino tra competitor, non è solo possibile ma necessario per costruire un futuro più resiliente e sostenibile", spiega Cerra.
Il documento propone dunque un modello di governance per integrare la "coopetizione" nelle politiche nazionali ed europee, con strumenti quali gli incentivi pubblici alla ricerca congiunta, consorzi tra competitor e un approccio antitrust innovativo, bilanciando collaborazione e tutela del mercato. La diplomazia scientifica e tecnologica e le sinergie pubblico-privato sono identificate come leve strategiche per garantire la sovranità tecnologica e l’autonomia strategica dell’Ue