E' stato civil servant con quattro diversi governi sia politici che tecnici, di tutto l'arco degli schieramenti
Classe 1969, nato il giorno del solstizio d’estate (il 21 giugno) a Palermo, Ernesto Maria Ruffini al vertice dell’Agenzia delle entrate dal luglio 2017 a settembre 2018 e poi dal 31 gennaio 2020 al 13 dicembre 2024 è stato civil servant con quattro diversi governi sia politici che tecnici, di tutto l'arco degli schieramenti. A partire dal governo di centrosinistra con l'allora premier Paolo Gentiloni al Conte bis (durante il primo governo Conte viene sostituito con il generale Antonino Maggiore per poi tornare), poi il governo Draghi e l'esecutivo Meloni, fino ad oggi con l'annuncio delle dimissioni.
Avvocato tributarista, gli studi alla Sapienza a Roma, Ruffini inizia a lavorare nello studio dell'ex ministro Augusto Fantozzi, per poi passare alla guida di Equitalia nel 2015. Due ex ministri ed un cardinale in famiglia: è figlio di Attilio Ruffini già partigiano, poi politico con la Dc è stato alla guida del dicastero degli Esteri, poi, Trasporti, Difesa e Marina; nonché nipote dell'ex ministro agli Affari regionali del governo Berlusconi Enrico La Loggia e del cardinale di Palermo Ernesto Ruffini.
Ruffini ha guidato l’agenzia nel pieno della pandemia del Covid erogando oltre 50 miliardi di aiuti all'economia tra marzo 2020 e giugno 2021, tra i 30 miliardi di rimborsi fiscali e gli oltre 20 miliardi di contributi a fondo perduto a imprese e artigiani. Sostegni ingenti che valsero all'istituzione l'appellativo ironico coniato dall'allora ministro dell’Economia Roberto Gualtieri di "l’Agenzia delle uscite". Con lui nel 2023 è stato raggiunto il risultato record di recupero dalla lotta all’evasione di oltre 31 miliardi di euro, di cui 24,7 miliardi di entrate erariali e 6,7 miliardi di entrate previdenziali e locali.