L'esito delle elezioni Usa potrebbe avere un effetto acceleratore sui negoziati della Cop29 dove le minacce di Trump sui dazi potrebbero avere come conseguenza quella di trasformare Baku nel banco di prova per nuove alleanze. Lo spettro di una guerra commerciale sta già portando a una alleanza tra europei e cinesi e mentre qui alla Cop29 si negozia, Pechino dialoga con Bruxelles per trovare un accordo sui dazi sulle auto elettriche cinesi.
E "nel secondo giorno di Cop29, per la prima volta nella storia di tutti i negoziati sul clima, il vice premier cinese ha messo sul tavolo la cifra che il paese, che si è sempre fieramente considerato in via di sviluppo e che quindi non doveva mettere soldi, ha dato: 24,5 miliardi di dollari dal 2016 al 2023, ovvero 3,1 miliardi di dollari l'anno - dice all'AdnKronos Mauro Albrizio, responsabile ufficio europeo di Legambiente e inviato per l’associazione alla Cop29 - Per la prima volta, la Cina ha detto 'noi i soldi li diamo ai Paesi in via di sviluppo e vi diciamo quali, mettiamoci d'accordo per monitorarli. Il dato che emerge è che la Cina è disposta a trovare un 'wording' come contributore volontario, significa che lancia l'amo all'Ue: mettiamoci d'accordo per fare fronte comune". E il fronte comune è quello contro la guerra dei dazi.
Poi c'è la questione del trasferimento di tecnologie ai Paesi più poveri dove l'America ha svolto un ruolo di primo piano e che interessa tanto alla Cina quanto all'Europa. L'aria che si respira a Baku è quella di una Cop29 che non può fallire, nessuno lo vuole, anche se per ragioni opposte.
(dall'inviata Stefania Marignetti)