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Digital twin per la gestione della città, l'esperienza di Bologna

Se n’è parlato oggi a REbuild 2023, il meeting sul futuro dell’edilizia in corso a Riva del Garda.

La Torre degli Asinelli a Bologna (Fotogramma)
La Torre degli Asinelli a Bologna (Fotogramma)
10 maggio 2023 | 18.13
LETTURA: 2 minuti

Il Comune di Bologna ha investito 7 milioni di euro per creare un gemello digitale della città, ovvero un modello virtuale per raccogliere e analizzare grandi volumi di dati sulla città fisica, che la renderà pronta ad adattarsi a crisi e nuove esigenze, a cominciare dalle decisioni in ambito urbanistico, che potranno essere prese coinvolgendo anche i cittadini. Se n’è parlato oggi nel panel 'Il digital twin per il governo e la gestione della città' a REbuild 2023, il meeting sul futuro dell’edilizia in corso a Riva del Garda.

Si tratta di un grande progetto che il Comune ha costruito insieme all’Università di Bologna e alla Fondazione Bruno Kessler e che vede Bologna come apripista, in Italia, mentre all’estero è stato sviluppato in città come Zurigo o Singapore.

Il gemello digitale è la rappresentazione virtuale di un elemento fisico, già applicato in ambiti industriali come l’automotive, ma che in sistemi complessi come la città rappresenta una scommessa. Il gemello digitale non è una copia dell’oggetto fisico in un preciso momento, ma una versione virtuale che cambia in tempo reale e dialoga con il suo gemello fisico grazie all’Internet of things (Internet delle cose) e ai dati raccolti e inseriti nel modello. L’obiettivo è migliorare i servizi urbani, anticipare eventuali crisi e fornire una grande e precisa banca dati sulle attività della città con il coinvolgimento costante dei cittadini.

“Come le note piattaforme commerciali sul web anche le città connettono utenti, fisicamente e progettualmente, e li abilitano a determinate operazioni - spiega l’assessore all’Urbanistica del Comune di Bologna Raffaele Laudani - ma mentre Google usa la dimensione pubblica per estrarre valore privato, col gemello digitale noi usiamo l’interazione privata per estrarre valore pubblico, è un capovolgimento del capitalismo delle piattaforme del web a beneficio dei cittadini”.

“Il progetto si differenzia dalle smart cities perché quello era soprattutto un paradigma tecnologico - precisa Laudani - mentre questo è soprattutto un progetto civico, nel quale emerge l’anima civica e politica di una città che è sempre stata avanguardia su queste cose, a cominciare da 'iperbole', che nel 1995 fu la prima rete civica comunale in Italia”.

A livello mondiale, secondo Markets and Markets il mercato della digitalizzazione delle città è più che raddoppiato tra il 2016 e il 2021, in termini di valore di beni e servizi associati, inclusi i servizi e i ricavi da connettività, e continuerà a crescere nei prossimi anni fino a superare i 1.000 miliardi di dollari nel 2027.

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