“Le ultime udienze, che hanno registrato gli interrogatori di molti degli imputati, hanno confermato e ulteriormente chiarito la verità dei fatti illustrati al Tribunale dal cardinale Becciu. Egli agì sempre e solo su indicazione degli uffici tecnici della Segreteria di Stato, che di volta in volta verificavano le proposte d’investimento, ricorrendo anche all’ausilio di noti e stimati consulenti finanziari esterni, proponendo poi la sottoscrizione soltanto di quelli ritenuti vantaggiosi. Consulenti non introdotti o individuati dal Sostituto”. Lo sottolineano all’Adnkronos gli avvocati Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo, difensori del cardinale Angelo Becciu imputato nel processo in Vaticano per lo scandalo finanziario legato alla compravendita del Palazzo londinese di Sloane Avenue. Si ricorda che Becciu, nelle scorse settimane, è stato sottoposto a tre giorni di interrogatori. Ieri e l’altro ieri è stato interrogato il finanziere Raffaele Mincione.
“Emblematica - segnalano i difensori di Becciu - la proposta Falcon Oil, relativa allo sfruttamento di un giacimento petrolifero in Angola: a fronte di una mera indicazione iniziale del cardinale , frutto della conoscenza di quelle terre per la sua missione di nunzio apostolico, è emerso in dettaglio come gli uffici esaminarono la proposta per oltre un anno e mezzo, ricorrendo anche all’esperienza delle società del dottor Crasso e del dottor Mincione, consulenti di primaria importanza internazionale, per concludere che l’operazione, a prima vista molto vantaggiosa, presentava in realtà profili di rischio non trascurabili. Per tale ragione il cardinale Becciu a fronte del paventato rischio diede disposizione di non procedere. Così come quando ebbe a vistare le operazioni lo fece sempre e solo a fronte di documentate relazioni positive che gli provenivano dal capo dell’ufficio amministrativo e dalla competente struttura tecnica. Tanto e’ provato documentalmente e non messo in dubbio da nessuno”.
“Tutti gli interessati, poi, - annotano Viglione e Marzo - hanno confermato al Tribunale che il cardinale non fu mai coinvolto nelle valutazioni tecniche e che l’unica istruzione impartita fu quella di verificare con scrupolo ogni dettaglio tecnico, in assoluta indipendenza e libertà. Ancora una volta, quindi, l’accertamento terzo ed imparziale del dibattimento, in contraddittorio, ha confermato l’assoluta correttezza dell’operato del cardinale, in autentico spirito di servizio e tutela della Santa Sede”.