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Scoperta scritta di Leonardo in disegno dell'allievo Cesare da Sesto

L'opera conservata in Svizzera sottoposta a perizia e studiata da Silvano Vinceti

Scoperta scritta di Leonardo in disegno dell'allievo Cesare da Sesto
11 luglio 2024 | 11.39
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C'è anche una frase scritta da Leonardo Da Vinci in un disegno raffigurante una giovane donna, ritrovato in Svizzera, ora di proprietà di un collezionista, e fino ad oggi avvolto dal mistero. Un arcano finalmente svelato dopo decenni: il mezzo busto femminile, probabilmente un bozzetto per un dipinto, disegnato con l'antica tecnica della sanguigna (carboncino rosso) è stato attribuito definitivamente a Cesare da Sesto, allievo prediletto di Leonardo da Vinci, vissuto tra il 1477 e il 1523. Il disegno (28x20 cm) è stato mostrato e presentato per la prima volta oggi a Ginevra, durante una conferenza stampa presso il Club Suisse de La Presse.

Lo storico e scrittore Silvano Vinceti, autore nel recente passato di nuove ipotesi sulla Gioconda e altri celebri dipinti - ha coordinato il lavoro di riceca che ha portato all'attribuzione a Cesare da Sesto. Presente alla conferenza stampa nella città svizzera anche Jean Olaniszyn, ricercatore, operatore culturale ed editore che ha collaborato alla ricerca.

“Cesare da Sesto - spiega Vinceti all'Adnkronos - è l'allievo che maggiormente ha realizzato un'intimità emotiva e artistica con il grande genio toscano del Rinascimento. Fra tutti gli arricchimenti di Leonardo entrati profondamente, nel suo corpo e nella sua anima, occorre evidenziare l'importanza che Cesare da Sesto attribuiva al disegno, la sua ricerca di perfezione, di forte espressività, sempre presente in Leonardo. Seguendo un rigoroso metodo storico-periziale abbiamo proceduto a ripercorrere e ordinare con documenti autentici gli ultimi 60-70 anni della storia del dipinto".

Il disegno conosciuto sin dagli anni Sessanta del Novecento nella collezione di un noto antiquario con sede ad Ascona (Canton Ticino, Svizzera) come opera di scuola leonardesca, dopo varie vicissitudini è stato ritrovato negli anni Novanta ricevendo successivamente (2001) l'attribuzione a Cesare da Sesto, dal parte del professore Carlo Pedretti (1928-2018), massimo esperto leonardesco. Pedretti scrisse: "dopo aver svolto uno studio e un'attenta ricerca sul maestro Cesare da Sesto posso quindi confermare che questo sanguineo è stata effettuato dal Cesare da Sesto".

Fino ad oggi nulla di tutto questo era stato ricostruito e reso noto. Racconta Vinceti: "Partendo dalle considerazioni del prof. Pedretti si è da subito ipotizzato che la scritta speculare posta sul disegno in alto a destra, potesse rimandare alla mano di Leonardo. Una perizia calligrafica promossa dall'attuale proprietà allo studio periziale di Giovanni Favaloro ha determinato la convinzione, già manifestata da Pedretti della probabile mano di Leonardo sul disegno di Cesare da Sesto".

Il 2 aprile 2024 a Messina il prof. Favaloro ha concluso e certificato: "L'annotazione a guisa di postilla presente sul recto del bozzetto preparatorio di un dipinto già attribuito al Cesare da Sesto presenta, con altissima probabilità caratteristiche di tecnica e natura leonardesca e ciò, dal punto di vista grafologico-forense, porta a concludere che detta personalità grafica, individui proprio una corrispondenza ineccepibile di grafemi con le caratteristiche grafiche più intime di Leonardo da Vinci".

E Silvano Vinceti, anche nel suo ruolo di presidente del Comitato per la valorizzazione dei Beni Storici, Culturali e Ambientali, ha dichiarato: "Sempre con prudenza e rigore metodologico e sulla base di fonti storiche non posso escludere che Leonardo possa essere intervenuto sul disegno medesimo. Le sue parole scritte sulla sanguigna contribuiscono a dare un fondamento a questa ipotesi".

Per quanto riguarda l'importanza di Cesare da Sesto, spiega sempre Vinceti, "basta ricordare che fu in particolare grazie ai suoi viaggi lungo la penisola che si diffuse lo stile leonardesco anche in aree mai toccate dal maestro di Vinci, come il Meridione d'Italia. Nel 1517, il suo ritorno a Messina, dove dipinse la sua opera più celebre, l'Adorazione dei Magi per la chiesa di San Niccolò (oggi a Napoli, Capodimonte), che divenne un modello da imitare per molti artisti del meridione. Resta un ultimo mistero: che cosa scrisse Leonardo da Vinci nel prezioso disegno del suo allievo? Un enigma che forse un giorno sarà svelato".

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