L'autore de "Il Buddha delle periferie" racconta il ricovero ospedaliero in punto di morte dopo un malore a Roma che lo ha reso infermo
"Sono in ospedale. Non posso muovere le braccia e le gambe. Non posso grattarmi il naso, non posso telefonare, non posso nutrirmi. Come potete immaginare, è umiliante, avvilente e un peso per gli altri". Così iniziano le prime drammatiche cronache dello scrittore e sceneggiatore britannico Hanif Kureishi, 70 anni il prossimo 5 dicembre, relative al suo calvario iniziato il 26 dicembre 2022, quando si accasciò in un appartamento di Roma dopo una "piacevole passeggiata" a Piazza del Popolo e a Villa Borghese.
Kureishi ha raccolto i diari della sua infermità nel libro intitolato "Shattered" (letteralmente rotto, distrutto), realizzato insieme al figlio Carlo, che ha registrato e trascritto i suoi discorsi, e a Simon Prosser, direttore editoriale di Hamish Hamilton, marchio del gruppo Penguin Random House che lo ha pubblicato oggi nel Regno Unito. Il 6 novembre con il titolo "In frantumi" uscirà la traduzione italiana da Bompiani. Nel corso del 2025 il nuovo lavoro di Kureishi apparirà negli Usa (a febbraio per Ecco Press), quindi in Germania, Francia, Spagna e altri paesi.
"Avevo appena visto Mo Salah (calciatore del Liverpool) segnare un gol contro l'Aston Villa e avevo bevuto un sorso di birra quando ho avuto un capogiro.... Mi sono svegliato pochi minuti dopo in una pozza di sangue". Quel giorno di Santo Stefano di due anni fa Kureishi era sull'orlo della morte. Dopo quella caduta l'autore di "Il Buddha delle periferie" e della sceneggiatura del film "My Beautiful Launderette" (1985) del regista Stephen Frears non può più camminare, scrivere o lavarsi; non può fare nulla senza l'aiuto degli altri.
La sua odissea è iniziata prima all'ospedale, poi in un centro di riabilitazione, con la speranza di tornare nella casa di Londra, che lo accoglierà di lì a un anno, trasformata per adattarsi a lui, che a sua volta si adatta con fatica, rabbia, umorismo, coraggio al suo nuovo qui ed ora. "Molti dicono che quando sei in punto di morte tutta la vita ti scorre davanti agli occhi, ma io non pensavo al passato quanto al futuro, a tutto quello che mi era stato sottratto, a tutte le cose che volevo fare", afferma Kureishi.. È il futuro, via via che si fa presente, la materia di questo libro, una serie di dispacci dal letto d'ospedale e dopo il ritorno a casa, dettati ai suoi cari e poi editati con pazienza, che restituiscono la voce di Kureishi come l'abbiamo sentita nei suoi romanzi: feroce, ironica, onesta. Ne viene il diario di un'esistenza in frantumi, scandita dalle cure e illuminata dalla presenza degli altri, la famiglia, gli amici vecchi e nuovi, i medici, gli infermieri, i compagni di malattia. Un'esistenza da abitare in un altro modo, da reinventare ogni giorno senza arrendersi, perché "io non mi voglio lasciar andare: di tutto questo voglio fare qualcosa".
Alcuni colleghi di grande notorietà hanno potuto leggere il libro in anteprima. Salman Rushdie ha detto: "Hanif Kureishi è da tempo una delle voci più emozionanti, irriverenti e influenti della sua generazione. In questo bellissimo e commovente memoir affronta le calamità personali con arguzia, onestà senza fronzoli e grazia letteraria. Con un risultato straordinario: Zadie Smith ha osservato: "Molte cose vanno a pezzi in questo resoconto privo di sentimentalismi di una caduta devastante, ma alcune cose rimangono perfettamente intatte. L’umorismo, il talento, la curiosità, la chiarezza e la ferocia di Hanif sono tutti presenti. Mi è piaciuto molto".
Non manca l'ironia nelle osservazioni offerte da"Shattered". "Devo dire che essere paralizzato è un ottimo modo per conoscere nuove persone", ha detto Kureishi in una cronaca registrata e trascritta in un ospedale di Roma. Il suo umore diminuisce altre volte quando si dichiara: "Non voglio vivere così, fa schifo e mi stanco di chiedere a Isabella di farmi così tante cose". Kureishi si riferisce alla pubblicista italiana Isabella D'Amico, sua paziente compagna, titolare con Valeria Frasca di un'importante agenzia di comunicazione.
Secondo le cronache di Kureishi, il ritorno a casa ha generato ansia e nervosismo, con il ritornò nel "mondo dei sani" nella sua condizione di "uomo disabile": "Temo l'aspetto degli altri o quello che penseranno quando mi vedranno. Sono terrorizzato dalle mie fantasie sulla vita sana e frenetica di cui godono con i loro corpi in forma. Non sarò mai più come loro. Dovrò imparare come vivere come sono adesso, ma no, lo desidero, e questa è una lotta interiore, non voglio perdere me stesso".
(di Paolo Martini)