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Biennale Arte, Leone d'oro all'Australia e alla Nuova Zelanda

Consegnati oggi i premi della 60/a Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia, intitolata "Stranieri Ovunque - Foreigners Everywhere" a cura di Adriano Pedrosa

Archie Moore
Archie Moore
20 aprile 2024 | 13.21
LETTURA: 6 minuti

(dall'inviato Paolo Martini)

E' nel segno del più lontano dei continenti, l'Oceania, l'albo d'onore della Biennale Arte 2024. Va all'Australia, con l'artista Archie Moore, il Leone d'Oro per la miglior Partecipazione Nazionale della 60/a Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia, intitolata "Stranieri Ovunque - Foreigners Everywhere" a cura di Adriano Pedrosa, mentre il Leone d'oro per il miglior partecipante è stato assegnato al Metaaho Collective della Nuova Zelanda.

La cerimonia di inaugurazione e premiazione si è svolta questa mattina a Ca' Giustinian, sede della Biennale di Venezia, dove a fare gli onori di casa è stato il presidente Pietrangelo Buttafuoco, che ha dato il benvenuto agli ospiti giunti da ogni parte del mondo con queste parole: "L'arte è un'avventura dell'anima, che conduce a cercare il chiarore della luce". Da parte sua, il curatore Adriano Pedrosa ha definito l'esperienza veneziana "un viaggio straordinario: spero che sia un viaggio trasformativo anche per gli artisti e per i visitatori".

Il padiglione australiano dal titolo "Kith and kin" realizzato dall'artista Archie Moore è stato scelto dalla giuria presieduta da Julia Bryan-Wilson, che ha voluto premiato un'installazione di "grande impatto", dove Archie Moore "ha lavorato per mesi per disegnare a mano con il gesso un monumentale albero genealogico della First Nation. Così 65.000 anni di storia (sia registrata che perduta) sono iscritti sulle pareti scure e sul soffitto, invitando gli spettatori a riempire gli spazi vuoti e a cogliere la fragilità intrinseca di questo archivio carico di lutto".

All'interno del padiglione in un fossato d'acqua galleggiano i documenti ufficiali redatti dallo Stato. Risultato dell'intensa ricerca di Moore, "questi documenti riflettono gli alti tassi di incarcerazione delle persone delle Prime Nazioni". "Questa installazione si distingue per la sua forte estetica, il suo lirismo e la sua invocazione per una perdita condivisa di un passato occluso - sottolinea a giuria nella motivazione - Con il suo inventario di migliaia di nomi, Moore offre anche un barlume alla possibilità di recupero".

Premiato dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, Archie Moore ha ringraziato l'Italia "per questo grande, straordinario onore". "Credo in un sistema di relazioni che coinvolge tutto il mondo: dobbiamo prenderci cura di tutte le cose viventi oggi e nel futuro", ha aggiunto l'artista australiano.

Il ministro Sangiuliano ha colto l'occasione per un breve intervento, dichiarando tra l'altro: "Il nostro dovere è di consentire sempre agli artisti di esprimersi liberamente. E ringrazio il curatore Adriano Pedrosa che pochi giorni fa in un'intervista a 'New York Times' ha detto che lui ha potuto agire alla Biennale in piena libertà: era scontato ma sarà sempre così; la libertà va garantita sempre agli artisti".

Il Leone d'Oro per il miglior partecipante alla Biennale Arte è stato consegnato al collettivo Maori Mataaho, perchè "ha creato una luminosa struttura intrecciata di cinghie che attraversano poeticamente lo spazio espositivo. Facendo riferimento alle tradizioni matrilineari dei tessuti, con la sua culla simile a un grembo, l'installazione è sia una cosmologia che un rifugio. Le sue impressionanti dimensioni sono una prodezza ingegneristica che è stata resa possibile solo dalla forza e dalla creatività collettiva del gruppo. L'abbagliante modello di ombre proiettate sulle pareti e sul pavimento rimanda a tecniche ancestrali e fa pensare a usi futuri delle stesse". Le artiste neozelandesi hanno ringraziato "per questo premio che significa tanto per noi artisti indigeni queer: per il futuro possiamo contare su una piattaforma straordinaria come la Biennale".

Una menzione speciale è stata attribuita alla Partecipazione Nazionale della Repubblica del Kosovo per l'esposizione "The Echoing Silences of Metal and Skin" per "la piccola ma potente installazione di Doruntina Kastrati che fa riferimento al lavoro industriale femminilizzato e all'usura del corpo delle donne lavoratrici".

Il Leone d’Argento per un promettente giovane è stato conferito all'artista nigeriana Karimah Ashadu, 39 anni, che vive ad Amburgo, per il suo video "Machine Boys" e la relativa scultura in ottone, "Wreath", che "stravolge le ipotesi di genere sullo sguardo e su ciò che è considerato appropriato commemorare: con un'intimità bruciante, cattura la vulnerabilità di giovani uomini provenienti dal nord agrario della Nigeria, emigrati a Lagos e finiti a bordo di mototaxi illegali. La sua lente femminista è straordinariamente sensibile e intima e cattura l'esperienza subculturale dei motociclisti e la loro precarietà economica. Montato con maestria per mettere in evidenza e criticare sottilmente la performance della mascolinità in mostra, il video rivela l'esistenza marginale dei motociclisti attraverso l’attenzione sensuale dell’artista alle superfici della macchina, della pelle e della stoffa".

La giuria ha, inoltre, deciso di assegnare due menzioni speciali ai partecipanti: alla palestinese Samia Halaby, 88 anni, residente a New York, e all'argentina La Chola Poblete, 35 anni, che vive a Buenos Aires.

"L'impegno nella politica dell'astrazione" di Halaby "si è sposato con la sua costante attenzione alla sofferenza del popolo palestinese". Il suo dipinto modernista, intitolato "Black is Beautiful", splendidamente reso nel 'Nucleo Storico' di "Foreigners Everywhere", "suggerisce non solo la sovranità dell'immaginazione, ma anche l'importanza delle solidarietà globali". Halaby, in un collegamento video, ha ringraziato "i giovani giornalisti di Gaza per il lavoro che fanno ogni giorno nel raccontare quello che accade e l'esperienza di tutti i popoli senza terra nel mondo"

La Chola Poblete, per la giuria, "si impegna con un certo umorismo in un lavoro critico sulle storie di rappresentazione coloniale da una prospettiva trans-indigena. La sua arte polivalente - che include acquerello, tessuto e fotografia - resiste all'esotizzazione delle donne indigene, mentre sottolinea il potere della sessualità. Approccia l'iconografia religiosa occidentale e le pratiche spirituali indigene con un tocco trans e queer, invertendo le relazioni di potere con opere che fanno riferimento alle conoscenze ancestrali del Sud America". La Chola Poblete si è detta "commossa" per il premio: "sono la prima artista queer, trans, scura e non bianca argentina a riceverlo; spero che le etichette un giorno scompaiano. Grazie all'Italia che mi fa sentire come a casa mia".

Nel corso della cerimonia di premiazione a Ca' Giustinian, su proposta del curatore Adriano Pedrosa, il presidente Buttafuoco ha consegnato il Leone d'oro alla carriera all'artista brasiliana (italiana di nascita) Anna Maria Maiolino, 82 anni, e all'artista turca (residente a Parigi) Nil Yalter, 85 anni.

"Come ha detto il presidente Buttafuoco, anch'io ho sempre creduto che l'arte è un'avventura dell'anima. Io sento che questa Biennale è un atto politico, metaforico, poetico per unire gli 'stranieri' ovunque siano sparpagliati. Ora che la pulsione di morte è così forte e presente tra di noi, l'arte è davvero un'avventura dell'anima necessaria", ha commentato Maiolino.

Nil Yalter ha dichiarato: "Dedico questo premio, questo leone alato, alla pace nel mondo. Oggi serve la pace nel modo, subito. Sono alla Biennale con un'opera da me creata mezzo secolo fa per denunciare le condizioni dei migranti costretti a lasciare i loro paesi per motivi economici. Dopo 50 anni, purtroppo, non è cambiato nulla. E' un grande onore per me essere a Venezia, mai avrei pensato di essere premiata dalla Biennale".

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