L'archivista Paolo Santini ha trovato documenti inediti che raccontano una vicenda sconosciuta accaduta nel borgo natale del genio del Rinascimento nel 1473
Non una semplice cascata d'acqua ma una "fonte miracolosa", da cui zampillava "acqua santa", potrebbe essere quella raffigurata sulla destra del foglio nel primo disegno conosciuto di Leonardo da Vinci, il "Paesaggio 8P" custodito alle Gallerie degli Uffizi e datato dall'artista al 5 agosto del 1473, giorno di Santa Maria della Neve. L'ipotesi, sulla base di nuovi documenti inediti scoperti all'Archivio di Stato di Firenze, è avanzata dall'archivista Paolo Santini nel suo libro "Gli Statuti di Vinci del 1418", pubblicato dall'editore Olschki nella prestigiosa collana della 'Biblioteca Leonardiana di Vinci - Ricerche e Documenti".
Santini, come ha spiegato all'Adnkronos, ha trovato un documento ufficiale del Comune di Vinci dell'anno 1474, inserito nelle "riforme degli statuti" - custodito nel "Fondo degli Statuti delle comunità autonome e soggette" al potere di Firenze - in cui si narra che nel 1473 sui monti del Montalbano nella zona dei boschi di Santalluccio sgorgò una sorgente di acqua "la quale fa pro et giova a moltissime persone". E proprio questa "fontana miracolosa", descritta con un atto notarile, a riprova dell'eco che il fatto ebbe nel borgo natale del genio del Rinascimento, potrebbe essere stata raffigurata nel disegno che Leonardo realizzò all'età di 21 anni.
In virtù del miracolo, il Comune di Vinci, per onorare il Signore Dio e la Vergine Maria, aveva fatto avviare la costruzione di una cappella dedicata alla Madonna, prevedendo che "per venire allo facto di detto hedificio che si stima in più anni o in certi anni vi si spenderà più centinaia di lire".
Da qui la nuova ipotesi sulla cascata d'acqua raffigurata nel paesaggio leonardiano custodito agli Uffizi. L'enigmatico disegno, secondo la suggestione dell'archivista Paolo Santini, "potrebbe aver trovato finalmente una nuova e, riteniamo, più compiuta spiegazione. È ragionevolmente possibile che Leonardo sia rimasto affascinato e colpito, addirittura impressionato, da tale fatto, evidentemente grandioso e subito diffuso con grande clamore fra la gente come un miracolo. Tanto che nel documento notarile l'acqua è già definita 'acqua sancta'. Leonardo ha voluto dunque effigiare l'acqua che sgorga dalla miracolosa sorgente sul Montalbano nel suo disegno? Potrebbe trattarsi a nostro avviso della volontà di Leonardo di rappresentare un fatto miracoloso che aveva evidentemente suscitato vasta eco da subito".
L'identificazione del luogo potrebbe, inoltre, contribuire a ricollocare con più accuratezza il punto di osservazione di Leonardo rispetto all'impianto complessivo del disegno.
Questo evento del 1473 era fino ad oggi sconosciuto e nessuno lo aveva mai considerato come parte del bagaglio di Leonardo, "mentre riteniamo fermamente che lo fosse - scrive Santini nel suo libro - Ricordiamo poi in questa sede che la forra dell'Acqua Santa è origine del Vincio. Il fatto che il Comune si accolli l'onere della costruzione di un edificio in un luogo sperduto sul Montalbano, definito sterile, è una circostanza assolutamente unica".
Successivamente il Comune di Vinci, trovandosi in difficoltà dal punto di vista economico - ha ricostruito l'archivista Paolo Santino - concesse a chiunque lo avesse voluto la possibilità di costruire edifici per la vendita di pane e vino a una distanza di mezzo miglio, per tutti quelli che sarebbero accorsi ad attingere alla miracolosa fonte e che altrimenti non avrebbero trovato di che rifocillarsi, vista la lontananza delle loro case. La concessione per costruire sarebbe stata rilasciata dal Consiglio dei dodici della dietro pagamento di una somma da stabilirsi, che comunque sarebbe servita per la prosecuzione dell'opera di costruzione della cappella dedicata alla Madonna.
Al fine di conseguire lo scopo era stato escogitato, dunque, un modo efficace per proseguire nella costruzione del santuario dedicato alla Madonna, ha spiegato l'archivista Paolo Santini all'Adnkronos: consentire, a chi avesse voluto, di costruire edifici per rivendere generi alimentari, in previsione della grande folla che sarebbe accorsa in un luogo isolato e distante dalle case per attingere l'acqua miracolosa e terapeutica, dietro pagamento di una tassa, i cui proventi poi sarebbero serviti per finanziare l'opera di realizzazione già avviata ed evidentemente piuttosto onerosa. Così, gli avventori avrebbero trovato generi di sostentamento e il Comune di Vinci avrebbe incassato denaro.
Gli approvatori fiorentini però, esaminata tale disposizione, stabilirono che la tassa da pagare non avrebbe dovuto essere superiore a sei lire per ciascun alloggiamento costruito, limitando fortemente in tal modo le potenzialità dell'operazione ideata e messa in campo dai vinciani. Si legge, infatti, nei documenti inediti portati alla luce: "vollono che capitani et XII consiglieri possino tassare e condepnare che hedificerà alogiamento a presso alla acqua sancta a uno mezo miglio come vorranno non passando detta tassa la somma di lire sei per ciascheduno allogiamento et ciascheduno da doversi pagare come viene ordinando detto soprascripto statuto".
Paolo Santini ricorda poi, a corroborare la sua suggestiva ipotesi, che Leonardo nel progetto di deviazione dell'Arno del 1503 segna "Sant'Allucio" in bella evidenza sul crinale del Montalbano, un luogo da lui ben conosciuto. Il luogo detto l'Acqua Santa ritorna poi numerosissime volte nei documenti posteriori, e in molti documenti legati alla famiglia di Leonardo.
Il volume curato da Paolo Santini propone l'edizione degli statuti di Vinci del 1418, il cui testo, finora inedito, è stato trascritto integralmente e corredato di un ricco apparato di note critiche e di saggi introduttivi. Seguono una breve storia generale di Vinci e un'articolata analisi diacronica sulla storia delle istituzioni locali fino all'approvazione dei suddetti statuti comunali.
La prima parte dell'opera si chiude con un paragrafo dedicato alle cosiddette "Suggestioni leonardiane negli Statuti di Vinci", emerse sulla base delle scoperte dello stesso Santini all'Archivio di Stato di Firenze.
Lo studio approfondito del contenuto e un'accurata analisi del manoscritto degli Statuti nel suo complesso hanno consentito di restituire finalmente alle carte l'ordine originario di composizione, circostanza che ha permesso – fra le molte altre cose – di rintracciare, nell'esame delle 'riforme' aggiunte successivamente alla stesura del testo iniziale, sorprendenti informazioni relative ad alcuni fatti accaduti fra il 1473 e il 1474, anni cruciali nella vita di Leonardo da Vinci.
Nella seconda parte, incentrata sulla vita quotidiana a Vinci nel XV secolo, il volume ospita la trascrizione accuratamente commentata degli Statuti, a sua volta preceduta da un indice delle rubriche che consente di ripercorrere agilmente la complessa struttura del corpus statutario.
(di Paolo Martini)