(di Paolo Martini)
Il Volto Santo di Lucca è quello originale della leggenda e non una replica, come si supponeva fino ad oggi: realizzato tra l'VIII e il IX secolo, è la più antica scultura lignea dell'Occidente. La scoperta arriva con i risultati delle indagini scientifiche eseguite per la prima in occasione delle celebrazioni per i 950 anni dalla rifondazione della Cattedrale di Lucca, che cadono nel 2020.
L'Opera del Duomo lucchese ha affidato a prestigiosi istituti pubblici una serie di analisi diagnostiche sul monumentale Volto Santo, in vista di un necessario intervento conservativo. Gli esami eseguiti per la prima volta con il metodo del carbonio 14, nella sede di Firenze delliIstituto Nazionale di Fisica Nucleare Chnet - Cultural Heritage Network, su tre campioni di legno della scultura e su un frammento di tela applicata sulla superficie lignea fin dall’origine, hanno dato un risultato eclatante: l’opera è databile tra gli ultimi decenni dell’VIII e l’inizio del IX secolo.
E' la conferma che si tratta del primo e unico Volto Santo, che un antico testo creduto leggendario affermava essere arrivato a Lucca nel 782 d.C. e non di un’opera del XII secolo, replica di un originale più antico andato perduto, come gli studi di storia dell’arte ritenevano fino ad oggi. Alla luce dei nuovi dati, il Volto Santo di Lucca è la più antica scultura lignea dell’Occidente, sorprendentemente arrivata integra ai giorni nostri.
Di particolare importanza per la datazione di questa straordinaria opera è il risultato ottenuto dall’esame della tela di incamottatura, posta tra il legno e la pittura, dato che il taglio di una fibra vegetale destinata alla tessitura di norma non precedeva di molto la sua lavorazione, mentre il legno dopo il taglio dell’albero poteva essere sottoposto a un periodo di stagionatura.
Il grandioso crocifisso ligneo del Volto Santo (altezza cm 247), simbolo della città di Lucca, è una delle icone più venerate della cristianità, il cui culto nel Medioevo si estese a tutta l’Europa creando un flusso ininterrotto di pellegrinaggi, lungo la via Francigena, e una serie di repliche tuttora visibili in vari territori del continente. Tale era la sua fama che in Inghilterra, nel 1087, il re Guglielmo II prestava solenne giuramento in nome del Volto Santo. Anche Dante lo citerà più tardi nella Divina Commedia. Considerato miracoloso, un’opera acheropita (non realizzata da mano umana), si riteneva che fosse la vera immagine di Cristo.
Il suo essere in primis un oggetto di culto ha escluso che sul Volto Santo fossero effettuate indagini diagnostiche e interventi di restauro fino a tempi recenti. E’ merito della locale Soprintendenza l’aver attuato una prima iniziativa in questa direzione nel 2013, in concomitanza con il restauro del tempietto marmoreo di Matteo Civitali che dal 1484 ospita il Volto Santo, eseguendo delle indagini non invasive sulla scultura (radiografie e analisi multispettrali) che hanno accertato la presenza di policromia sotto la coloritura bruna che ricopre la scultura (applicata in epoca imprecisata, ma comunque già presente nel Seicento) e che oggi appare lacunosa e precaria in più zone.
Attualmente, oltre agli esami al carbonio 14, l’Opera del Duomo di Lucca ha dato incarico all’Istituto di Fisica Applicata del Cnr di Firenze di effettuare indagini sugli strati di colore presenti sulla superficie della scultura, di cui si aspettano i risultati. E’ inoltre in corso una campagna di rilevamenti del microclima interno alla cappella del Volto Santo, che per un anno testerà i valori relativi a umidità e temperatura, fondamentali per la conservazione di un’opera lignea.
“Per secoli molto è stato scritto sul Volto Santo - spiega Annamaria Giusti, consulente scientifica per le celebrazioni, già direttrice all’Opificio delle Pietre Dure - ma sempre in termini di fede e religiosità. Solo nel XX secolo ha preso avvio un nutrito dibattito critico sulla sua datazione e caratteri di stile. L’opinione prevalente era che si trattasse di un’opera da datare nella seconda metà del XII secolo. Non potendo poi sorvolare sul fatto che la sua esistenza è documentata in epoca più antica (il primo documento che lo cita risale al 1050) si ipotizzava che si trattasse della seconda versione di un più antico Volto Santo, andato per qualche ragione distrutto. Finalmente la sua accertata antichità chiude l’annoso e controverso problema sull’epoca di esecuzione di quest’opera, che ora possiamo considerare la più antica scultura lignea dell’Occidente arrivata fino a noi”.
"Per la comunità cristiana di Lucca, grazie ai pellegrinaggi lungo la Via Francigena, e per l’intera cristianità occidentale - dichiara monsignor Paolo Giulietti, Arcivescovo di Lucca - il Volto Santo non è solo uno dei tanti crocifissi di cui è costellata la nostra Italia e la nostra Europa; è una reliquia, cioè un ‘ricordo vivente’ del Cristo crocifisso e risorto. É un memoriale che affonda le sue origini nell’antichità, come l’annuncio di oggi ci conferma, e che ha lasciato tracce indelebili nella cultura, nella spiritualità di Lucca e dell’intero continente. Questa immagine così antica è capace di dire ancora oggi il messaggio della Salvezza che viene da Gesù di Nazareth, crocifisso per amore e risorto nella potenza di Dio".
“La presenza del Volto Santo nella cattedrale - afferma Don Mauro Lucchesi, rettore della Cattedrale di Lucca - ha da sempre avuto importanza come riferimento anche per la vita civile della Repubblica prima e della città poi, al punto da essere riconosciuto e incoronato come Rex Lucentium e la cui immagine era riprodotta sui palazzi, sulle porte della città, negli atti ufficiali del governo e perfino nelle monete. Anche oggi la festa che si celebra in suo onore, ogni anno, il 13 e 14 settembre, continua a essere l’evento più atteso e coinvolgente per la città e il territorio”.
In autunno proseguiranno le celebrazioni per i 950 anni dalla rifondazione della Cattedrale di Lucca, dopo l’interruzione dovuta alla pandemia da Covid-19. Tra le tante iniziative in programma (convegni, mostre, videoproiezioni) proseguiranno i lavori per il riallestimento della Cappella di Sant’Apollinare, dove è conservato il sepolcro di Ilaria del Carretto, celeberrimo e toccante capolavoro di Iacopo della Quercia. Il progetto mira a ripristinare le caratteristiche architettoniche dell’ambiente, che risale al 1401, valorizzando il monumento marmoreo grazie anche a una nuova illuminazione.