A due giorni dal suicidio di Blue Girl, la tifosa iraniana dell'Esteghlal, esce un testo inedito del filosofo italiano Ugo Spirito, morto pochi mesi dopo il cambio di regime, dal titolo 'Filosofia della grande civilizzazione. La rivoluzione bianca dello Scià'. Un testo, curato dal giornalista e saggista Gianni Scipione Rossi per Luni Editrice, che analizza criticamente il regime dello Scià, Mohammad Reza Pahlavi, rivelando come Ugo Spirito abbia tentato di immaginare, ponendosi come 'consigliere del principe', una evoluzione credibile per un regime che da anni era scivolato nel dispotismo.
"Lo sforzo compiuto da Spirito - spiega il vicepresidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice - è stato volto a comprendere e illustrare criticamente le linee guida della 'rivoluzione bianca' dello Scià avviata nel 1963, inquadrandole nella storia della Persia e valutandone le possibili evoluzioni, mentre il Paese era sconvolto dalle proteste di piazza. Lo Scià appare a Ugo Spirito come un sovrano illuminato e ne valuta positivamente il sogno di trasformare l’Iran in una sorta di Città del Sole, nella quale regnino l’armonia e la collaborazione tra le classi sociali, nella prospettiva di un intenso sviluppo industriale".
"Una 'città' laica - sottolinea il giornalista - in cui non vi siano più sfruttatori e sfruttati, ricchi e poveri, proprietari e servi, secondo la tradizione socialista dalla quale, secondo Spirito, lo Scià ha tratto ispirazione per tracciare una 'terza via' tra liberismo e comunismo. Per quanto illuminato, Spirito giudica tuttavia il regime iraniano un dispotismo dittatoriale, errato sul piano teorico e fatalmente destinato a terminare con la scomparsa del suo protagonista. E tenta di suggerire come cambiare strada prima di essere, come è avvenuto, travolto dalla sua crisi interna prima ancora che dalla rivoluzione islamista". Come sarebbe oggi l’Iran se lo Scià Pahlavi avesse potuto dare davvero seguito ai suggerimenti del suo consigliere?