“Le mafie non dimenticano, hanno una memoria da elefante. Ho fatto altre denunce, sono molto preoccupato e deluso. Non so più se qualcuno leggerà quello che scrivo. Ma io non ho paura”. Così all'Adnkronos Tiberio Bentivoglio, testimone di giustizia che ha denunciato il racket e che nei giorni scorsi ha subìto l’ennesimo attentato in un terreno di sua proprietà. Ignoti hanno tagliato la rete di recinzione ad Orti, frazione di Reggio Calabria e hanno dato fuoco a un frutteto - secondo quanto rilevato dal Ris dei carabinieri – con della benzina. “Qualcuno vuole ancora mettermi in ginocchio – prosegue l’imprenditore -. Io non mi fermo, vado nelle scuole, giro tantissimo, non solo in Calabria. Quando i ragazzi mi chiedono conto dei fatti, io non sono omertoso, non nascondo nulla, faccio nomi e cognomi. Dico loro che scegliere di non pagare il pizzo non è sufficiente. Bisogna denunciare. Forze dell’ordine e magistratura sono ormai i miei compagni di viaggio. Continuerò ad andare dai carabinieri e in Questura, sempre”.
A novembre è in programma l’udienza per la decisione in merito alla riassegnazione della scorta, che gli era stata revocata dal ministero dell’Interno ad aprile scorso, revoca contro la quale Bentivoglio aveva fatto ricorso al Tar del Lazio ottenendone la sospensione. “Voglio che me lo mettano per iscritto perché me l’hanno revocata – incalza Bentivoglio – perché quando io chiedo se si è riusciti a sapere chi mi ha sparato, mi rispondono che ci sono solo indizi su delle persone e quindi può essere che chi mi ha sparato abiti di fronte casa mia, vicino al mio negozio. Ecco, in questo caso la paura c’è, soprattutto per la tranquillità della mia famiglia”.
"Solidarietà a Tiberio Bentivoglio, testimone di giustizia, vittima di un’ennesima grave intimidazione" viene espressa da Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria. "La sua determinazione nell'affermare i principi della legalità sono una testimonianza di autentico coraggio e un esempio positivo anche per le istituzioni. Auspico che lo Stato, in tutte le sue articolazioni, individui gli autori di queste azioni violente e metta in campo tutti gli strumenti possibili per tutelare Bentivoglio. La Calabria che faticosamente sta cambiando volto, affrontando con rinnovato spirito le sfide del presente in ogni ambito della vita sociale ed economica, ripudia la 'ndrangheta e ogni forza criminale che tenta di infangare l'immagine della nostra splendida Regione”, conclude Occhiuto.
"Mi sono più volte occupata del caso di Tiberio Bentivoglio e, qualche mese fa, dopo la sua ennesima denuncia sulle condizioni di vita dei testimoni di giustizia come lui, in qualità di senatore mi sono presa a cuore la sua situazione portandola in Commissione parlamentare Antimafia dove, nonostante le sue reiterate richieste, non era stato finora mai ascoltato", afferma la senatrice Tilde Minasi, a proposito dell'ennesimo attentato subito nei giorni scorsi dal testimone di giustizia. "Ebbene, sono riuscita e ne sono molto felice, a far disporre finalmente la convocazione di Tiberio da parte della Commissione perché sia audito, cosa che avverrà proprio tra qualche giorno, il 29 ottobre. Sono dunque particolarmente amareggiata – dice ancora – per la nuova intimidazione che ha subito nei giorni scorsi, avremo modo di parlarne nella sede parlamentare e cogliere le sue segnalazioni e il suo appello, facendo in modo che non cada nel vuoto. Intanto – conclude Minasi – a lui e alla sua famiglia esprimo la mia più sincera solidarietà e vicinanza, per farli sentire, spero, meno soli".
"Un episodio che fa gelare il sangue". Così il presidente della Commissione consiliare anti 'ndrangheta di Palazzo Campanella, Pietro Molinaro, in merito alla "nuova ed ennesima intimidazione al testimone di giustizia Tiberio Bentivoglio a Reggio Calabria". "L’incendio sicuramente doloso avvenuto nel suo frutteto - prosegue Molinaro - ha distrutto un capannone e macchinari. Bentivoglio non può certamente lottare da solo dopo i ripetuti attentati anche alla sua incolumità che hanno messo in pericolo la sua famiglia. L’imprenditore nel corso degli anni, denunciando, ha dimostrato e testimoniato una volontà ferrea. Certamente quando si ha questo coraggio, si provocano crude sensazioni nella consapevolezza di essere nel mirino di un clan 'ndranghetista. Oltre alla scontata solidarietà, faccio appello al sig. prefetto di Reggio Calabria affinché la scorta, che in questo caso non è sicuramente uno status symbol, che è stata revocata a livello nazionale possa essere mantenuta in Calabria dopo una valutazione dei rischi fatta dalle forze di polizia implementati da ulteriori elementi a disposizione del sig. Bentivoglio. Le mafie - conclude - come si è visto in questo caso non dimenticano e la protezione non può avere una scadenza, non può essere un foglio di carta con un timbro".