Sono 546 i ragazzi, minori e giovani adulti, detenuti nei 17 istituti penali per minori al 3 novembre 2024. Come emerge dai dati raccolti nel report del garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, 514 sono maschi, 32 femmine. Quanto alla percentuale di stranieri, al 15 ottobre 2024 erano il 46,6%. Spiccano, per indice di sovraffollamento, il 'Beccaria' di Milano (137,78% con 62 presenti a fronte di una capienza di 45) e il 'Meucci' di Firenze, primo nella classifica 'nera' con 28 ragazzi reclusi a fronte di una capienza di 17 con un indice di sovraffollamento del 164,71%. Seguono Treviso e Torino, Airola, nel beneventano, mentre fa registrare un'inversione di tendenza Quartucciu in Sardegna: al 15 gennaio scorso, infatti, era l'istituto penale per minori con meno ragazzi, 8 appena; oggi ce ne sono 13, tre in più della capienza regolamentare con un indice di sovraffollamento pari al 130%.
Un trend in crescita negli istituti per minori italiani in Italia, già da tre anni a questa parte. Secondo quanto emerge dal report 'Criminalità minorile e gang giovanili' del Ministero dell'Interno, tra il 2022 e il 2023 sono aumentate le segnalazioni di minori per rapina (+7,69%), per violenza sessuale (+8,25%) e per lesioni dolose (+1,96%). Le gang giovanili, secondo lo stesso report, sono in leggera prevalenza nel centro nord rispetto al sud; per lo più compiono reati violenti, vandalismo e bullismo e hanno come vittime prevalentemente coetanei. Si radunano principalmente nei fine settimana e nelle piazze, nelle stazioni ferroviarie o nei centri commerciali e usano i social per affermare l'identità di gruppo. A raccontarlo, meglio di qualunque altro dato, la cronaca di questi ultimi giorni. A Roma, con la ragazzina 12enne che ha accoltellato un compagno di classe per aver fatto la 'spia' con il professore. A Napoli, con l'episodio più tragico del 17enne assassino per una scarpa pestata.
"La situazione è peggiorata con il decreto Caivano, un atto normativo esplicito che ha allargato le maglie della custodia cautelare e di usarla nei confronti dei minori in maniera molto più ampia - spiega all'Adnkronos Susanna Marietti, coordinatrice dell'osservatorio giustizia minorile di Antigone - Ci preoccupa poi il fatto che abbia reso più agile la possibilità di mandare i ragazzi che hanno commesso il reato da minori, e che potrebbero permanere nella giustizia minorile fino al 25esimo anno di età, in un carcere per adulti appena compiono 18 anni. I numeri di oggi sono falsati al ribasso perché questi ragazzi sarebbero molti di più, se non fosse che quelli che hanno compiuto 18 anni, sono stati trasferiti in un carcere per adulti, perdendo in questo modo le loro vite, la relazione educativa e il percorso di attenzione a ognuno di loro che il sistema minorile riusciva a garantire e che invece in un carcere per adulti viene perso".
"Col decreto Caivano si arrestano a dismisura i minorenni, le carceri minorili si riempiono e per risolvere il problema del sovraffollamento, si trasferiscono i ragazzi al compimento dei 18 anni nelle carceri per adulti, perdendo così il percorso iniziato. Per 30 anni - continua Marietti - la nostra giustizia minorile era non solo capace di residualizzare la risposta carceraria, ma anche, una volta che il ragazzo era in carcere, di dedicare al singolo una attenzione molto individualizzata. Oggi questa cosa si sta perdendo, anche perché l'indicazione che c'é è quella di utilizzare il pugno di ferro, trattandoli da 'criminali' al pari degli adulti. Parliamo sostanzialmente di minori stranieri non accompagnati in carcere, che vengono qui dopo aver lasciato la famiglia e aver visto morire nel tragitto parenti e amici in mare, nel deserto, che hanno un passato tragico alle spalle. Arrivano qui e li lasciamo a vivere per strada: a quel punto quanto furto lo devono fare e finiscono in galera". Cosa si sarebbe potuto fare, allora? "Potevamo lasciare il sistema che ci aveva consegnato il Codice di Procedura Penale minorile del 1988, evitare di votare queste norme del decreto Caivano che stanno distruggendo quel sistema - risponde - e continuare a puntare su un approccio di tipo educativo. Poi, se c'é un disagio nella società, affrontarlo con strumenti preventivi". (di Silvia Mancinelli)