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Sanità: infermiera attacca sui social mamma che lascia figlia in ospedale, aperta indagine

25 ottobre 2024 | 15.48
LETTURA: 3 minuti

A Bari una madre ha lasciato in ospedale sua figlia appena nata. Pur non conoscendone la situazione economica e personale, un’infermiera della struttura ha criticato aspramente la donna definendola “senza cuore” in un post sui social. Il post, ora rimosso, conteneva anche una foto della neonata oltre ai giudizi personali sulla madre. La donna, però, ha visto quel post così come l’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Bari, che ha avviato un procedimento disciplinare per accertare eventuali violazioni del codice deontologico. La vicenda si inserisce in un contesto storico-culturale già molto accesso su temi come la maternità, l’aborto e la gestazione per altri, recentemente diventata reato a giurisdizione universale secondo la legge italiana.

Nel post, l’infermiera ha descritto la scelta della madre di abbandonare la bambina come una decisione di “freddezza inaudita”. Oltre a criticare la donna, l’infermiera ha lanciato un appello per raccogliere beni di prima necessità per la neonata, forse con l’intento di aiutare, ma la pubblicazione ha avuto conseguenze inaspettate. Il presidente dell’Ordine di Bari, Saverio Andreula, ha confermato che saranno condotti tutti gli accertamenti necessari per determinare se sono state violate le norme professionali.

L’episodio solleva domande importanti sulle regole di condotta a cui devono attenersi gli operatori sanitari, in particolare in relazione alla riservatezza dei pazienti. Secondo il Codice Deontologico delle Professioni Infermieristiche del 2019, approvato dal Consiglio Nazionale, la tutela della privacy e della dignità della persona assistita è fondamentale.

In particolare, scorrendo il Codice: Articolo 3 – Rispetto e non discriminazione: “L’infermiere cura e si prende cura della persona assistita, nel rispetto della dignità, della libertà, dell’eguaglianza, delle sue scelte di vita e concezione di salute e benessere, senza alcuna distinzione sociale, di genere, di orientamento della sessualità, etnica, religiosa e culturale”. La disposizione vieta agli operatori di formulare giudizi di valore sulle scelte dei pazienti, come invece è avvenuto nel caso di Bari; Articolo 19 – Confidenzialità e riservatezza: “L’infermiere garantisce e tutela la confidenzialità della relazione con la persona assistita e la riservatezza dei dati a essa relativi durante l’intero percorso di cura”​. La pubblicazione della foto della neonata e i commenti sulla decisione della madre violano chiaramente questa norma, che impone un rigoroso rispetto della privacy; Articolo 28 – Comportamento nella comunicazione: “L’infermiere nella comunicazione, anche attraverso mezzi informatici e social media, si comporta con decoro, correttezza, rispetto, trasparenza e veridicità; tutela la riservatezza delle persone e degli assistitiponendo particolare attenzione nel pubblicare dati e immagini che possano ledere i singoli, le istituzioni, il decoro e l’immagine della professione”​. Questo articolo è particolarmente rilevante per il caso in oggetto, poiché disciplina l’uso dei social media e la necessità di rispettare la dignità delle persone assistite anche nel contesto digitale.

Proprio in questi giorni, inoltre, il presidente di Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, ha sottolineato la centralità del rapporto di fiducia tra paziente e medico rispondendo alla ministra per la Famiglia Eugenia Roccella che ha chiesto di segnalare i casi di sospetta gestazione per altri.

L’infermiera coinvolta nel caso ha presentato una memoria difensiva, sostenendo che l’intenzione del suo post era quella di sensibilizzare la comunità locale e raccogliere aiuti per la bambina. Dal canto suo, il presidente Saverio Andreula ha dichiarato: “Eseguiremo tutti gli accertamenti che il caso impone e adotteremo l’opportuno provvedimento di competenza, nel determinare eventuali sanzioni a carico dell’iscritta”.

Questo caso ha acceso un dibattito su come gli operatori sanitari debbano gestire la comunicazione sui social media. Se da un lato la tecnologia offre strumenti preziosi per sensibilizzare e raccogliere supporto, dall’altro presenta rischi significativi per la privacy e la riservatezza dei pazienti.

Il rispetto delle norme deontologiche non è solo una questione di buone maniere, ma rappresenta un obbligo professionale fondamentale per preservare la fiducia che i pazienti ripongono nel sistema sanitario. La diffusione non autorizzata di informazioni, soprattutto in contesti delicati come quello di una neonata abbandonata, rischia di compromettere la relazione tra pazienti e professionisti della salute, mettendo a repentaglio l’integrità del rapporto di cura.

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