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Regeni, teste al processo: "Sentivo Giulio che veniva torturato"

Il teste, un cittadino egiziano che venne arrestato al Cairo: "Sono ancora terrorizzato, hanno nomi di parenti e amici". Legale famiglia Regeni: "Terrore nel teste dimostra che Egitto non è Paese sicuro"

(Fotogramma)
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03 dicembre 2024 | 12.41
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"Ho sentito Giulio Regeni che veniva picchiato e torturato, ho riconosciuto la sua voce, parlava in italiano e in arabo. L'ho sentito anche nei giorni successivi lamentarsi, poi non ho sentito più nulla". Lo ha detto il teste 'delta', un cittadino egiziano che venne arrestato al Cairo insieme con Giulio Regeni, sentito oggi nel corso dell'udienza davanti alla Prima Corte di Assise di Roma nel processo per il sequestro e l'omicidio del ricercatore friulano che vede imputati quattro 007 egiziani.

"Quando mi hanno arrestato a piazza Tahir il 25 gennaio 2016 mi hanno portato al commissariato della polizia di Dokki e lì ho visto un giovane in piedi che parlava con un ufficiale e diceva di voler parlare con un avvocato e con l'ambasciata - ha spiegato il teste, sentito in modalità protetta, rispondendo alle domande del procuratore aggiunto Sergio Colaiocco - Poi sono venute delle persone e con una macchina ci hanno bendato e portato via. In auto ha continuato a chiedere di un avvocato, parlava in italiano. Io, che conoscevo la lingua, l'ho fatto presente a chi era in auto ma mi hanno dato un pugno dicendomi: 'vuoi fare il traduttore, lui parla arabo meglio di te'".

"In auto quando mi hanno dato uno schiaffo ho capito che ci stavano portando all'ufficio per la sicurezza dello Stato, il 'cimitero dei vivi' - ha proseguito il teste - Lì ci sono due sezioni e il ragazzo l'hanno portato alla sezione stranieri. Al momento pensai che avrebbe ricevuto un trattamento migliore, invece poco dopo l'hanno portato nelle stanze delle torture, al piano terra, le stesse per tutti. Non l'ho più visto ma sentivo quando veniva picchiato perché eravamo in stanze vicine: quando si tratta di torturare le persone non fanno differenze, non sono razzisti".

"Vivo in Italia da cinque anni e sto passando giorni bui. Sono seduto qui in tribunale e sono ancora terrorizzato, hanno i nomi dei miei parenti e degli amici", ha detto il teste.

L'uomo, in aula, rispondendo alle domande del procuratore aggiunto Sergio Colaiocco, ha ripercorso il giorno dell'arresto e quelli successivi, con le torture subite, di cui ancora porta i segni. "Ci hanno legato le mani, picchiato, legato con le manette attaccate al letto e poi hanno usato l'elettroshock". L'uomo ha detto che in seguito venne rilasciato, dopo aver pagato in denaro e aver ceduto un terreno all'ufficiale di polizia. ''Mi hanno rilasciato e mi hanno detto di lasciare l'Egitto. Quando sono arrivato in Italia, alcuni mesi dopo, ho sentito i tg parlare di un italiano morto al Cairo e ho riconosciuto Giulio Regeni", ha proseguito il teste.

L'uomo ha spiegato di essere stato arrestato dalle autorità egiziane dopo aver scritto una canzone che su YouTube nel gennaio 2016 aveva raggiunto "mezzo milione di visualizzazioni". "Un amico mi disse che la polizia stava venendo ad arrestarmi, ho cancellato il filmato e ho lasciato la mia città. Mi hanno arrestato al Cairo il 25 gennaio a piazza Tahir. Mi hanno preso il documento e portato via con loro", ha concluso il teste.

Legale famiglia Regeni: "Terrore nel teste dimostra che Egitto non è Paese sicuro"

"Il terrore del teste oggi in aula era evidente e una prova ulteriore del fatto che l’Egitto non è un Paese sicuro se le persone dopo nove anni di distanza hanno ancora così paura rispetto a quello che gli è capitato, ha mostrato i segni sul suo corpo alla Corte dietro il paravento, abbiamo sentito la descrizione di queste cicatrici e in parte la descrizione di come sono state inflitte queste ferite". Lo ha detto l’avvocato Alessandra Ballerini, legale dei genitori di Giulio Regeni, al termine dell’udienza.

''Il teste ha detto di temere per l’incolumità dei suoi familiari e delle persone che lo hanno aiutato a fuggire da quel Paese e ha detto che non è lui ad aver abbandonato l’Egitto ma è l’Egitto che ha abbandonato lui. E’ una testimonianza molto importante, un testimone oculare che è stato con Giulio in due luoghi di detenzione, nel secondo luogo di detenzione è stato per molto tempo e non ha più percepito la presenza di Giulio dopo qualche giorno’’, ha concluso Ballerini.

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