Il giovane, condannato per aver investito due ragazze nel 2019, non ha risposto a un controllo delle forze dell’ordine nel 2021. La sentenza è attesa il 7 giugno
"Mi sono addormentato, non ho sentito nulla e sono stato poi svegliato dai miei genitori". Così Pietro Genovese, accusato di evasione dai domiciliari davanti al giudice monocratico di Roma. Condannato a 5 anni e 4 mesi per la morte di Gaia von Freymann e Camilla Romagnoli, le due 16enni investite e uccise dal giovane la sera del 22 dicembre del 2019 a corso Francia, è ora a processo per evasione: secondo l’accusa il 16 gennaio 2021, mentre si trovava agli arresti domiciliari, i carabinieri durante un controllo di rito avrebbero citofonato senza ottenere risposta.
"Ricordo che quel giorno ho pranzato con mio fratello e la sua fidanzata. Ho firmato il primo controllo delle forze dell’ordine e sono andato in camera mia. A quel tempo prendevo alcune medicine che mi davano sonnolenza. Su questo aspetto ero sempre molto attento perché so bene dell’importanza dei controlli delle forze dell’ordine ma mi sono addormentato, non ho sentito nulla e sono stato poi svegliato dai miei genitori”, ha affermato. Nell’udienza di oggi è stato fatto vedere il video della telecamera interna del palazzo ed è stato ascoltato il portiere dello stabile. “Dalla visione del filmato non ho visto nessuna sagoma che riconduca a Pietro Genovese”, ha detto il testimone. L’udienza è stata rinviata al prossimo 7 giugno quando è attesa la sentenza.