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Papa Francesco e la morte: "Arriverà con una malattia con una pallottola"

Il Pontefice: "Non temo la morte, mi terrorizza il dolore"

Papa Francesco
Papa Francesco
24 ottobre 2023 | 16.34
LETTURA: 4 minuti

Papa Francesco teme la morte? "No, la morte no. Non so se è perché sono incosciente o se è perché non ci penso... Prima o poi la morte arriverà sotto forma di bronchite o di tumore o di pallottola". Il Pontefice risponde così alle domande che gli vengono poste nel libro intervista - edito da Salani nelle librerie da oggi -scritto da Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin.

"Nel caso di un attentato, se dovessero lanciare una bomba la cosa che più mi preoccupa è l’integrità delle persone vicine. Certo, quello che chiedo al Signore è che, quando arriverà la mia ora, non faccia male, qualsiasi cosa accada. Mi terrorizza il dolore. Da questo punto di vista sono un po’ codardo. Come diceva qualcuno, la morte non mi fa paura, ma mi fa paura vederla avvicinarsi", dice il Papa.

Ma non ha paura della morte, o per cause naturali o per il rischio di un attentato? "Sono consapevole che mi può accadere di tutto. È difficile evitare completamente i rischi di attentati suicidi. È qualcosa che si è potuto constatare negli ultimi anni con le azioni dell’Isis. Quando prego, dico a Dio che sono nelle sue mani. Se deve accadermi qualcosa, succederà inevitabilmente: non ho alcun certificato di eternità. Oppure a causa di un mate avvelenato di quelli che mi danno gli argentini durante le udienze generali, come mi ha suggerito, mettendomi in guardia, un capo della sicurezza", dice Francesco.

Sulla preoccupazione di coloro che hanno la responsabilità di vegliare sul Papa, lo stesso Bergoglio dice: “Sì, è parecchia. Li capisco, è il loro ruolo. In ogni caso, accetto la sicurezza solo a grandi linee. Mi va bene non potere uscire da solo per Roma perché creo problemi al governo italiano. Quello che non accetto è che mi facciano stare dentro a un veicolo blindato quando sono in visita in un Paese. Tutti i governi, per delimitare le proprie responsabilità, mi fanno firmare un foglio in cui dichiaro il mio rifiuto. Ma come posso andare a salutare il mio popolo chiuso dentro a una scatola di sardine e dietro a un vetro?”.

Le donne e la chiesa

No alla donna sacerdotessa nella Chiesa cattolica "perché non le spetta il principio petrino, bensì quello mariano, che è più importante", afferma il Pontefice. "È un problema teologico. Credo che menomeremmo l'essenza della Chiesa se considerassimo solo il ministero sacerdotale, ossia la via ministeriale. Potremmo dire che la via ministeriale è quella della Chiesa petrina (di Pietro) o, detto altrimenti, il principio petrino è quello della ministerialità. Esiste però un altro principio, ancora più importante, ossia il principio mariano, che riguarda la femminilità nella Chiesa, la quale vi si rispecchia perché è donna ed è sposa. E a sua volta la dignità della donna si vede riflessa in questa realtà. Una Chiesa fondata sul solo principio petrino sarebbe una Chiesa ridotta alla ministerialità. Ma la Chiesa è più di un ministero, è tutto il popolo di Dio", sottolinea il Papa nel libro intervista che esce a pochi giorni dalla conclusione del Sinodo dei Vescovi che non si esaurirà quest’anno ma ad ottobre 2024.

"C'è poi un terzo cammino, non di natura teologica, che è quello amministrativo, nel quale ritengo vada dato più spazio alle donne. I posti del Vaticano dove abbiamo messo delle donne stanno funzionando meglio: il Consiglio per l’Economia, per esempio, formato da otto cardinali e sette membri laici, di cui sei sono donne. È una rivoluzione", ribadisce Bergoglio.

Nel libro intervista, Bergoglio sottolinea che "il fatto che la donna non acceda alla vita ministeriale non è una privazione, perché il suo posto è molto più importante. Credo che nella nostra catechesi sbagliamo a spiegare queste cose e, in ultima analisi, ci rifacciamo a un criterio amministrativo che alla lunga non funziona".

Però non esclude la possibilità che ci siano delle diaconesse. Tanto che ha formato una commissione apposita. "Le superiore generali delle congregazioni di tutto il mondo, in un incontro del 2016, - ricorda il Papa- mi proposero di creare una commissione per studiare questa possibilità, sulla base di un precedente, ossia che nella Chiesa delle origini esistevano le diaconesse. Il problema, come ammettevano loro stesse, è che non si sa con certezza se fossero diaconesse o collaboratrici che non avevano ricevuto l’ordine sacro. Non è una questione irrilevante perché l’ordine sacro è riservato agli uomini. Ricordiamo che il diaconato è il primo grado dell’ordine sacro nella Chiesa cattolica, seguito dal sacerdozio e infine dall’episcopato. I diaconi possono predicare, amministrare il battesimo, officiare matrimoni e impartire benedizioni, ma non possono celebrare messa, confessare né dare l’estrema unzione".

Al Pontefice viene fatto notare che la commissione non ha fatto molti passi avanti: "Il problema è che c’erano opinioni diverse sul fatto che avessero o meno il sacramento dell’ordine, sebbene ci fossero stati accordi parziali e si fosse convenuto di proseguire i lavori, ognuno nel proprio Paese. Nell’ottobre del 2019 il Sinodo dell’Amazzonia avanzò la proposta, votata da due terzi dei suoi membri, di portare avanti lo studio del diaconato femminile. All'inizio del 2020 ho rilanciato la commissione con in testa il cardinale italiano Giuseppe Petrocchi, un segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede e dieci membri, cinque donne e cinque uomini. Se il punto nodale è sapere se le donne venivano ordinate oppure no, potrebbero anche essere cardinali perché, a ben vedere, non serve l’ordine sacro per diventarlo... È vero: il cardinalato non è collegato al sacramento dell’ordine, bensì alla funzione di consigliere del papa".

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