Il rapporto con Stato e mafie lo spiegano Sciarrone, Esposito e Picarella in un libro. Il giro d'affari italiano è tra i più estesi d'Europa e del mondo, in crescita a livello mondiale
Se ne parla poco e superficialmente, ma il giro d'affari italiano dei giochi d'azzardo è un mercato che vale oltre centotrenta miliardi di euro all’anno. Ed è tra i più estesi d'Europa, in crescita a livello mondiale. Il suo sviluppo è dovuto soprattutto "alla progressiva espansione dell’offerta di giochi negli ultimi trent’anni, favorita da scelte politiche orientate a incrementare il prelievo fiscale a beneficio del bilancio dello Stato. Una liberalizzazione che ha prodotto ingenti profitti a vantaggio delle imprese concessionarie, a cui è delegata la gestione del settore". Lo spiegano i tre autori del volume in uscita il 22 settembre per Donzelli editore: Rocco Sciarrone, Federico Esposito e Lorenzo Picarella.
Costruito a partire dai risultati di una vasta ricerca empirica, il libro inchiesta approfondisce "i processi di regolazione del mercato dei giochi d’azzardo, analizzando in particolare il ruolo esercitato dalle mafie -raccontano i tre- L’indagine è basata su una duplice prospettiva: una orientata a capire come funziona concretamente il settore, ricostruendo le filiere di mercato e gli interessi economici in campo. L’altra focalizzata sulle strategie dei gruppi mafiosi, con riferimento sia al gioco su rete fisica, sia al gioco online, in grande espansione negli ultimi anni".
L'intento è di rifuggire la prospettiva 'mafiocentrica', incentrata cioè esclusivamente sull’attore criminale. Lo studio infatti mette in evidenza "la porosità della dicotomia legale-illegale che sembra contraddistinguere il mercato dell’azzardo, contribuendo a una più precisa conoscenza del rapporto tra gioco e fenomeni mafiosi, per offrire proposte di policy al dibattito pubblico attualmente in corso".
Il profilo degli studiosi che hanno condotto l'inchiesta è specifico e dettagliato, avendo come centro di riferimento l'università di Torino: Sciarrone insegna Sociologia delle mafie e Processi di regolazione e reti criminali presso il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università, dove è anche direttore di Larco (Laboratorio di Analisi e Ricerche sulla Criminalità Organizzata), oltre che condirettore del Centro Luigi Bobbio per la ricerca sociale pubblica e applicata.
Federico Esposito, invece, ha conseguito il dottorato di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università di Napoli Federico II, attualmente lavora come assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino. Lorenzo Picarella, infine, ha conseguito il dottorato di ricerca in Studi sulla criminalità organizzata presso l’Università Statale di Milano ed è assegnista di ricerca anche lui presso il Dipartimento di Culture, Politica e Società sempre all’Università di Torino.