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"Politica a Roma è mafia", blitz Dia: sequestri milionari, arrestati anche figli di Nicoletti e boss Senese

Tra gli indagati anche un ex calciatore.

Direzione investigativa antimafia (Fotogramma)
Direzione investigativa antimafia (Fotogramma)
09 luglio 2024 | 10.25
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Nomi ‘pesanti’ del passato che ritornano, interessi incrociati dei clan e due associazioni con base nella capitale ma attive in tutta Italia. L’operazione della Dia, coordinata dalla Dda di Roma, eseguita questa mattina ha scoperchiato un sistema di riciclaggio che ha portato a sequestri per oltre 130 milioni di euro e a diciotto arresti, sedici in carcere e due ai domiciliari. Le accuse contestate a vario titolo e a seconda delle posizioni sono di associazione a delinquere con l'aggravante mafiosa, finalizzata a commettere reati di estorsione, usura, armi, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, autoriciclaggio e reimpiego in attività economiche di proventi illeciti, aggravati dalla finalità di aver agevolato i clan di camorra Mazzarella-D’Amico, delle cosche della ‘ndrangheta Mancuso e Mazzaferro e del clan Senese.

Il ruolo di Vincenzo Senese e Antonio Nicoletti

E proprio il figlio del boss Michele Senese detto ‘O Pazz’, Vincenzo, già detenuto, è uno dei destinatari della misura della custodia cautelare in carcere. “Essendo figlio di Michele Senese” evidenzia il giudice Emanuela Attura nell’ordinanza “funge anche da garanzia per gli investimenti delle ’ndrine Morabito e Mancuso, e dal clan Rinaldi/Formicola nel commercio di idrocarburi. E’ presente agli incontri del vertice del sodalizio” dove “ vengono pianificate le illecite attività di interesse del sodalizio romano”.

Un potere criminale che avrebbe sfruttato, secondo l’accusa, anche Antonio Nicoletti, figlio dell’ex ‘cassiere’ della Banda della Magliana Enrico Nicoletti. “Godendo del potere criminale già ampiamente affermato dalle attività illecite e dalle cointeressenze mafiose del padre Enrico Nicoletti - sottolinea il gip - rappresenta il punto di riferimento di dinamiche criminali qualificate sulla capitale”. E a riprova nell’ordinanza viene riportata una conversazione intercettata dopo una rissa."Aho' fermatevi questo è il figlio di Nicoletti gli ha detto. Gli hanno chiesto scusa se lo sono abbracciati …”.

Roma 'lavanderia' di denaro sporco

Dall’indagine, avviata nel 2018 dalla Direzione Investigativa Antimafia, con il coordinamento della Dda, è emersa l’esistenza di due associazioni per delinquere che attraverso una strategia di sommersione riciclavano ingenti profitti, infiltrando progressivamente attività imprenditoriali in apparenza legali in molteplici campi come la cinematografia, l'edilizia, la logistica, il commercio di auto e di idrocarburi. Accusati di essere al vertice della prima associazione, sulla quale si è focalizzata fin dall'inizio l'attività investigativa, sono proprio Antonio Nicoletti e Pasquale Lombardi, insieme a soggetti come Salvatore D'Amico e il figlio Umberto, e Umberto Luongo.

Secondo l’accusa, avvalendosi della partecipazione di numerosi soggetti appartenenti agli ambienti della criminalità autoctona romana e di matrice camorristica, sarebbe stata creata una complessa rete di società "cartiere" intestate a prestanome attraverso le quali riciclare ingentissime somme di denaro proveniente dai clan campani. In questo contesto è emersa la figura del produttore cinematografico Daniele Muscariello nella veste di fiduciario degli stessi clan e del manager musicale Angelo Calculli.

La prosecuzione delle indagini ha documentato una convergenza di interessi di mafie storiche e nuove mafie nel settore del commercio illecito degli idrocarburi. Capi e promotori, secondo l’accusa, sono Vincenzo Senese, Roberto Macori legato alla “destra eversiva romana, all’ombra di Massimo Carminati, è divenuto prima l’alter ego di Gennaro Mokbel, per poi legarsi a Michele Senese” e Salvatore D’Amico.

L'intercettazione e il 'sistema' capitolino

Una struttura organizzata che attraverso numerose società cartiere, finanziate dai clan campani e calabresi, avrebbe acquisito il controllo di depositi fiscali di idrocarburi, funzionali alla realizzazione delle attività di riciclaggio. “Perché la politica là è la mafia... là se vai a Roma politici onorevoli tutti corrotti... perché è proprio la politica di Roma che è così...”, diceva uno degli indagati. Un’intercettazione che secondo il gip sintetizza “in maniera esaustiva l'essenza del sistema capitolino”.

Un “sistema amalgamatosi nel tempo” degli interessi delle “associazioni di tipo mafioso che si muovono nell’area metropolitana capitolina. Roma storicamente rappresenta il punto di contatto tra imprenditori a, politica e mafie”. Lunga la lista degli indagati e tra loro anche l’ex calciatore Giorgio Bresciani e la figlia di Anna Bettz nota come Lady Petrolio.

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