Al 54esimo congresso Sin: "Più di 200 nuove terapie sono in fase preclinica o clinica ma farmaci di terza generazione e terapia genica cambieranno il trattamento"
"In Italia l'epilessia colpisce 500mila persone (pari all'1% della popolazione), tuttavia resta una patologia difficile da prevenire". Così Angelo Labate, professore ordinario di Neurologia all'Università di Messina, nel suo intervento in occasione del 54esimo Congresso nazionale della Società italiana di neurologia (Sin) a Roma.
"Si tratta di un disturbo cerebrale comune, caratterizzato da crisi epilettiche ricorrenti spontanee, con comorbilità neuropsichiatriche e cognitive associate e aumento della mortalità. Sebbene le persone a rischio possano spesso essere identificate - spiega Labate - non sono disponibili interventi per prevenire lo sviluppo del disturbo. Inoltre, in almeno il 30% dei pazienti l'epilessia non può essere controllata dagli attuali farmaci anticrisi (Asm). Come risultato dei notevoli progressi nella genetica dell'epilessia e dello sviluppo di nuovi modelli di malattia, tecnologie di screening farmacologico, di neuroimmagini e modalità terapeutiche innovative negli ultimi 10 anni, più di 200 nuove terapie per l'epilessia sono attualmente in fase preclinica o clinica, inclusi molti trattamenti che agiscono secondo nuovi meccanismi d'azione".
"Grazie all'individuazione di biomarcatori diagnostici e predittivi - sottolinea l'esperto - il trattamento dell'epilessia sta subendo cambiamenti da una visione esclusiva sugli Asm ad una terapia personalizzata per ogni singolo individuo nella sua complessità". "Le potenzialità dei nuovi farmaci di terza generazione, assieme all'avanzato sviluppo di nuove terapie come a esempio quella genica, porterà in un futuro prossimo a terapie meno empiriche sia per il trattamento sia per la prevenzione dell'epilessia", conclude.