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La violenza sessuale non è mai colpa delle vittime, a Palazzo di Giustizia di Milano la mostra 'Com'eri vestita?'

L'esposizione è stata prorogata fino all'11 novembre

La violenza sessuale non è mai colpa delle vittime, a Palazzo di Giustizia di Milano la mostra 'Com'eri vestita?'
30 ottobre 2024 | 15.13
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E' stata prorogata all’11 novembre la mostra 'Com'eri vestita?' allestita al Palazzo di Giustizia di Milano da Libere Sinergie per dire che la violenza sessuale non è mai colpa delle vittime, qualunque cosa indossino. L'esposizione, che inizialmente avrebbe dovuto rimanere aperta fino a domani, ripercorre, attraverso gli abiti indossati dalle vittime di stupro, 17 storie di vittime di violenza sessuale per abbattere stereotipi e pregiudizi. In molti, tra i visitatori e visitatrici arrivati ieri in occasione dell’inaugurazione, hanno formulato la richiesta di prorogarne l'apertura e il presidente del Tribunale di Milano, Fabio Roia, ha subito accordato la proroga per consentire una più ampia visione del progetto contro la vittimizzazione secondaria delle vittime di stupro.

"Ringrazio Libere Sinergie perché 'Com’eri vestita?' è una iniziativa molto importante -ha detto Roia-. E ospitarla in Tribunale ha un duplice significato simbolico, dal momento che spesso questa domanda viene oggi ancora posta proprio in queste aule alle vittime di stupro. Questa è una cattiva pratica, una forma di violenza ulteriore che non deve avvenire. Come sappiamo, sul piano giuridico le domande ammissibili sono quelle che hanno stretta pertinenza ai fatti oggetto di accertamento; qui siamo poi di fronte a processi che hanno una particolare delicatezza: il giudice e le parti del processo hanno la necessità di tutelare l’equilibrio emotivo e quindi la salute della persona offese di questi, che sono reati delicatissimi perché coinvolgono la sfera di autodeterminazione della persona e sono vere e proprie aggressioni alla vita. Se voi leggerete le storie che ciascun abito rappresenta -sottolinea- scoprirete come questa purtroppo sia una pratica in molte aule di giustizia".

"La problematica della vittimizzazione secondaria è un trauma successivo alla violenza -ha aggiunto durante l'inaugurazione la pm Maria Letizia Mannella-. Un cambiamento di mentalità è necessario, perché lo stupro non è un atto sessuale o di libidine, ma un atto di violenza". Presente all'inaugurazione anche il presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati, Antonino La Lumia che, a proposito della mostra, ha parlato di un "colpo allo stomaco che arriva guardando i vestiti esposti". Sui manichini si trovano una tuta da ginnastica, un tubino nero attillato, ma anche il grembiule per le pulizie o il pigiama, o comunissimi jeans, un maglione a collo alto, una gonna scozzese.

'Com’eri vestita?' è l’adattamento italiano di 'What were you wearing?', un'installazione ideata da Jen Brockman, direttrice del Centro per la prevenzione e l'educazione sulle aggressioni sessuali presso la University of Kansas e Mary A. Wyandt-Hiebert, direttrice delle iniziative di programmazione del Centro di educazione contro lo stupro presso la University of Arkansas, dove si è tenuta la prima esposizione, il 31 marzo di dieci anni fa. 'Com’eri vestita?' è anche la domanda ricorrente posta alle vittime di stupro nelle stazioni di polizia, nelle aule di giustizia, nei media. Implica una presunta connessione tra la violenza subita e gli abiti indossati dalla vittima, spostando la responsabilità, o addirittura la colpa, su di essa.

Con l’autorizzazione delle due ideatrici originarie, Libere Sinergie ha sviluppato il progetto italiano con storie originali raccolte da due socie, Silvia Cattafesta, counselor e Nadia Muscialini, psicoterapeuta, nello svolgimento del loro lavoro. La prima installazione in Italia di 'Com’eri vestita?' è datata 8 marzo 2018, quando è stata proposta al pubblico a Milano, presso la Fabbrica del Vapore. Da allora sono state oltre 300 le tappe in tutto lo Stivale, realizzate in sinergia con associazioni, scuole, università, enti territoriali, tribunali e tante altre realtà locali.

Nel 2020, nel pieno della pandemia, in collaborazione con Amnesty International Italia, Libere Sinergie ha deciso di realizzare alcuni video, che riproducono le storie della mostra, come strumento che potesse superare i limiti del lockdown e continuare a girare e a diffondere il messaggio. Da allora 'Com’eri vestita?' rientra tra le proposte educative rivolte alle scuole da Amnesty nell’ambito della campagna #iolochiedo che vuole promuovere una cultura del consenso e del rispetto nelle relazioni. A partire da questa esposizione presso il tribunale di Milano, i totem che rappresentano le storie della mostra cambiano grafica, con una nuova soluzione disegnata da Ied (Istituto Europeo di Design) per Libere Sinergie.

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