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"Gang latinos conquistano Roma", l'allarme dell'investigatore

Massimiliani all'Adnkronos dopo la guerriglia a Don Bosco: "Violenti e spietati con codici e riti iniziazione, sono in cerca di più spazio e allargano i loro interessi oltre l'aspetto del conflitto urbano"

29 ottobre 2024 | 15.16
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Violenti, spietati. Legati alle proprie origini, che rivivono nel loro linguaggio criptico, in tatuaggi e graffiti che li identificano, pronti a far rispettare regole e onore con le armi, che usano anche per far valere il proprio dominio sul territorio e negli affari rispetto alle altre gang. Sono i "latinos", i ragazzi delle bande nate e cresciute tra Milano e Genova e oggi diventate forti anche nella Capitale, dove solo qualche giorno fa hanno inscenato una guerriglia urbana nel quartiere don Bosco contro i commercianti bengalesi che gli avevano negato le birre gratis. Walter Massimiliani, ufficiale di pg della Polizia di Stato, per 20 anni in servizio alla questura di Milano dove ha seguito le prime mosse delle gang, all'Adnkronos racconta l'evoluzione di bande inizialmente 'tirocinanti' tra borseggi e piccoli furti e oggi riconosciute come vere e proprie associazioni criminali dedite al traffico di stupefacenti e pronte a uccidere per far valere la propria supremazia.

"Il fenomeno è cominciato a Milano per ragioni socio-storiche tra gli anni Novanta e Duemila, quando c'era una forte necessità migratoria e una domanda di lavoro che riguardava maggiormente il nord Italia e che ha portato sul territorio un grosso afflusso di donne sudamericane. Negli anni successivi, c'è poi stato il ricongiungimento familiare e quindi la conseguenza sociale della necessità di aggregarsi, di sentirsi riconosciuti. Da qui - spiega Massimiliani - la formazione di questi gruppi. Un fenomeno che, nei paesi di origine già esisteva, quindi chi oltreoceano faceva parte di gang, si è ritrovato a riabilitare quei costumi sul nostro territorio, dando vita da una parte a una serie di compagini, che in alcuni casi facevano riferimento a gang già conosciute a livello internazionale, come 'The latin king' o le salvadoregne 'Ms13' e '18', dall'altra parte a compagni 'raffazzonate', che non hanno riferimenti precisi ma scimmiottano un po' l'organizzazione delle gang più note. A Milano, a un certo punto, si contavano 18 gang; stesso fenomeno molto simile è successo a Genova nei primi anni Duemila. Le primissime indagini della Polizia di Stato su questo fenomeno, nel 2006, a Milano e Genova, hanno portato a decine e decine di arresti per reati che andavano dalle rapine alle risse fino alle lesioni aggravate".

Massimiliani, consigliere nazionale Fsp e autore del libro 'Pandillas', unico testo sul tema con prefazione di Franco Gabrielli, allora capo della Polizia, e postfazione del magistrato Adriano Scudieri, allora in dda in Procura Milano, racconta poi la crescita del fenomeno e la sua trasformazione. "Queste gang hanno quindi cominciato a strutturarsi. Hanno un testo di riferimento con regole, riti di iniziazione, prove di coraggio. Nel 2013 operazioni più grandi, come 'Amor de rey' e 'Secreto', portano all'arresto di almeno 100 appartenenti alle gang alle quali viene contestata l'associazione a delinquere finalizzata anche al traffico di stupefacenti, oltre ai reati già conosciuti. Ecco qui l'evoluzione: i borseggi e la criminalità spicciola gli vanno ormai stretti. I 'latinos' sentono la necessità di dotarsi di un patrimonio collettivo, di buttarsi nel traffico di stupefacenti, nelle armi. Le strade e le piazze diventano terreno di scontro tra gang per il controllo del territorio, piuttosto che per il traffico di stupefacenti. Non disdegnano la violenza, al contrario, l'arma che prediligono è il machete, la stessa con la quale a Milano quasi tagliarono un braccio a un capotreno. Ci sono stati omicidi con armi da fuoco, tentati omicidi per punizioni e regolamenti di conto. Un fenomeno tutt'altro che baby - sottolinea Massimiliani - con dinamiche quasi 'mafiose'. Anche l'età non è prettamente quella delle baby gang: i leader sono 30enni".

Una evoluzione che porta, naturalmente, all'allargamento delle aree di interesse. Fino alla Capitale, dove le risse e i borseggi portano spesso le 'firme' dei 'latinos'. "Temo che questi gruppi comincino a cercare ancora più spazio e allargare i loro interessi non solo all'aspetto del conflitto urbano e della microcriminalità ma spazi laddove le mafie nostrane lasciano spazi d'azione", conclude Massimiliani. (di Silvia Mancinelli)

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