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Dossieraggi, l'esperto Razzante: "Su banche dati serve intervento adeguato, limitare accessi"

(Ranieri Razzante)
(Ranieri Razzante)
29 ottobre 2024 | 11.01
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"L'insicurezza delle banche dati pubbliche diventa a questo punto un problema di sicurezza nazionale, che andrà affrontato dal governo e dal parlamento in maniera adeguata. Non stupisce più di tanto noi addetti ai lavori, data la più volte annunciata - in questi anni e, soprattutto, dal governo precedente - vulnerabilità dei sistemi informativi delle pubbliche amministrazioni". Lo afferma all'Adnkronos Ranieri Razzante, esperto di cybersicurezza e già consigliere alla cybersicurezza nel governo Draghi, dopo le indiscrezioni sull'inchiesta di Milano su furti alle banche dati istituzionali.

"Quando si è iniziato a parlare di cybersicurezza e fu istituita l'Acn nel 2021 - sottolinea Razzante, ricordando che all'epoca era consigliere alla difesa per la cybersicurezza nel governo Draghi - eravamo ben consapevoli che c'era un gap tecnologico molto elevato sulla materia", tanto che "l'allora ministro per l'Innovazione tecnologica Vittorio Colao affermò che circa l'80% delle Pa erano carenti rispetto alla cybersicurezza". "Ritengo che il dato non sia cambiato di molto anche se Acn e le nostre strutture dedicate, l'intelligence, sono all'avanguardia. Penso che da sole pero'- prosegue Razzante - non possano più fronteggiare la minaccia incombente di infiltrazioni: mentre siamo concentrati su attori statuali, sulle mafie, sui criminali, sui terroristi e sugli hacker puri, dovremmo ora pensare anche agli attacchi che io chiamerei "privati".

Secondo Razzante, in vista di un intervento normativo sulla materia, "bisognerebbe innanzitutto lavorare sulle regole di ingaggio da parte di tutti gli attori, soprattutto privati, nel momento in cui accedono a dati". E, secondo l'esperto, bisognerebbe prevedere una "limitazione degli accessi anche per i dipendenti pubblici, autorizzati ad oggi a consultare le banche dati, perché molto spesso le complicità stanno proprio nel settore pubblico - prosegue Razzante - Non è facile accedere a banche dati di questo livello senza che ci sia una complicità, anche involontaria, una leggerezza da parte degli operatori: in questo caso pare ci fosse malafede, ma questo lo accerterà la magistratura".

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