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Corrado Calabrò fa 90: giurista, poeta e uomo delle istituzioni

E' padre del giudizio di ottemperanza e del contratto a tempo determinato, ma anche autore tradotto in 20 lingue

Corrado Calabrò fa 90: giurista, poeta e uomo delle istituzioni
13 gennaio 2025 | 10.24
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Un giurista candidato al Nobel per la letteratura. Corrado Calabrò, innovatore del diritto e poeta di fama internazionale, compie 90 anni celebrando una vita che solca storia, diritto e letteratura: vasta come il mare in cui amava tuffarsi da giovane nella sua amata Calabria. Padre del giudizio di ottemperanza e autore della legge sul contratto a tempo determinato (rimane in vigore per 40 anni), Calabrò serve lo Stato con il rigore del civil servant, affiancando Aldo Moro negli anni del centrosinistra. Ma dietro il magistrato ecco celarsi l'altro volto, quello del poeta tradotto in 20 lingue e celebrato per la sua "Quinta Dimensione", un testamento spirituale lodato in tutto il mondo. Figlio del mare calabrese, le sue poesie evocano libertà e malinconia e la capacità di andare oltre. Scrive Carlo Bo: “La vera originalità di Corrado Calabrò sta nell’essersi staccato dai modelli comuni per inseguire una diversa sperimentazione poetica. Ha cantato non il suo mare, ma piuttosto l’idea di un mare eterno e insondabile”.

Nella gioventù di Corrado Calabrò si intravedono già i segni di ciò che sarebbe diventato: studio appassionato e amore per il mare. “Facevo nuotate di chilometri e chilometri, uscivo la notte con i pescatori, andavo a caccia alzandomi prima dell’alba,” ricorda. Un legame così profondo con il mare che, dopo ore di nuoto sotto il sole cocente, talvolta si assopiva “facendo il morto a braccia e gambe aperte”. E poi lo studio, una passione precoce e insaziabile: a quattordici anni legge l’edizione divulgativa di Einstein, da cui nasce il suo amore per l’astrofisica. Quando in pagella compaiono due sette, il padre lo ammonisce con fermezza e fiducia: “Figlio, siamo ancora al secondo trimestre; hai tempo per riparare”.

La storia di Calabrò conferma che il frutto (quasi) mai cade lontano dall’albero: lo zio Demetrio recita a memoria i canti dell’Inferno, mentre la madre declama Pascoli, Carducci e Leopardi. Laureatosi giovanissimo all’Università di Messina, Calabrò vive anni intensi a Palazzo Chigi al fianco di Aldo Moro, che lo vuole come capo della Segreteria tecnico-giuridica del presidente del Consiglio. “Era un uomo di Stato con una visione di lungo respiro”, ricorda, evocando gli anni della straordinaria ripresa economica italiana e l'umanità dello statista: "Un uomo di una soavità indicibile, tanto quanto era imperioso Fanfani. La sua azione di governo era lenta ma determinata". Ma dietro il rigore del giurista si cela l’anima del poeta: due mondi non scissi tanto da affermare che "il diritto è impegno intellettuale e civile, ma la letteratura, l’arte sono la confessione che la vita non ci basta”. Fin dai suoi primi anni da assistente universitario, Calabrò trova nella scrittura poetica un rifugio segreto. La passione lo aiuta a reggere la fatica: "Mi svegliavo alle 4 e mezza e studiavo fino alle otto -racconta - qualche volta con la mia primogenita Maria Teresa in braccio". Ma il talento ha pagato: autore di 23 libri di poesie pubblicati in Italia e tradotto in 20 lingue, Calabrò ottiene prestigiosi riconoscimenti internazionali, tra cui il “Premio Internazionale Escriduende” per il suo libro Quinta Dimensione, definito in Spagna come un testamento ideologico e spirituale.

Nato a Reggio Calabria e cresciuto in riva al mare, il legame con il suo luogo d’origine permea tutta la sua produzione artistica. Le lunghe nuotate nello Stretto di Messina, le notti passate con i pescatori e le estati a Bocale alimentano una poesia che evoca malinconia, libertà e solitudine, con il mare sempre come protagonista: “Il mare va preso come viene così, con la sua stessa inconcludenza: portando verso il petto, a ogni bracciata, un’onda lieve che non si trattiene", un suo verso. Riconoscimenti come la Laurea Honoris Causa di Odessa e il Premio Gustavo Adolfo Bécquer testimoniano la portata universale del suo lavoro. “Corrado Calabrò è l’autore dei versi più memorabili che siano mai stati scritti in italiano negli ultimi sessant’anni”, parola di Luis Alberto de Cuenca.

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