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Chiusa indagine su Meta: presunta evasione da oltre 877 milioni, due indagati

Avviso firmato dalla procura di Milano, reato di omessa dichiarazione per periodi di imposta dal 2015 al 2021

Logo Meta (Afp)
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09 dicembre 2024 | 16.08
LETTURA: 2 minuti

La procura di Milano ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti dei rappresentanti legali della società di diritto irlandese Meta Platforms Ireland limited, titolare dei social network Facebook e Instagram, oggetto di indagini delegate ai militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Milano.

Sono due gli indagati nell'inchiesta su Meta: Gareth Lambe director nel periodo 2015-2018 e Maria-Begona Deidre Fallon Farrugia, con lo stesso ruolo nel periodo d'imposta 2019-2021. La procura di Milano contesta alla società di diritto irlandese una presunta evasione da oltre 877 milioni (non 887 milioni come precedentemente comunicato dalla procura, ndr) per non aver versato l'Iva per sette fiscalità, dal 2015 al 2021.

Nel provvedimento di chiusura indagine, firmato dai sostituti procuratori Giovanna Cavalleri, Cristian Barilli e Giovanni Polizzi, per la prima volta in un'indagine si discute del peso finanziario e fiscale dei dati.

In particolare, si sottolinea come la società, attraverso le proprie piattaforme di social network Facebook e Instagram, "offriva servizi digitali agli utenti nazionali in cambio dell'acquisizione e gestione per fini commerciali, dei dati personali di ciascun utente e delle informazioni inerenti le relative interazioni sulle piattaforme", così da instaurare con i fruitori del servizio un rapporto di reciprocità paragonabile a operazioni permutative, evadendo - secondo l'ipotesi accusatoria - l'imposta sul valore aggiunto.

Portavoce Meta: "Paghiamo tutte le imposte in ogni Paese in cui operiamo"

"Abbiamo collaborato pienamente con le autorità rispetto ai nostri obblighi derivanti dalla legislazione europea e nazionale e continueremo a farlo - afferma un portavoce di Meta in merito alla chiusura dell'inchiesta - Prendiamo sul serio i nostri obblighi fiscali e paghiamo tutte le imposte richieste in ciascuno dei Paesi in cui operiamo. Siamo fortemente in disaccordo con l'idea che l’accesso da parte degli utenti alle piattaforme online debba essere soggetto al pagamento dell’Iva".

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