L'intervista al Corriere della Sera
Non solo Cristina Seymandi non si aspettava questo epilogo, ma ''soprattutto non mi aspettavo queste motivazioni. Subito sono rimasta senza parole, poi ho riflettuto su quanto scritto dal magistrato. In pratica, è un liberi tutti. Ciò che è vietato dire verbalmente nel mondo reale viene sdoganato sul web, che diventa uno schermo di protezione per gli hater''. Così la donna in un'intervista al Corriere della Sera in merito alla richiesta di archiviazione da parte della Procura di Torino della sua denuncia contro gli insulti social che aveva ricevuto dopo la diffusione del video in cui l’ex fidanzato Massimo Segre annullava le nozze accusandola di tradimento.
Si ritiene offesa? ''Due volte. Denunciare è stato un atto dovuto, non potevo far finta di nulla di fronte a messaggi intrisi di violenza e volgarità. Penso a tutte le persone che lo scorso 25 novembre sono scese in piazza per manifestare contro la violenza sulle donne, penso a come possano leggere e interpretare un’archiviazione di questo tenore in cui si dice che è “normale” sul web usare toni “robusti”. No, non è normale se quei toni ledono i diritti dei cittadini. La violenza contro le donne ha mille forme, tutte vanno combattute. Faccio mie le parole della sorella di Giulia Cecchettin, 'sei vittima solo se sei morta'''.