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Armi esplosive, Ass. vittime guerra: "Rispettare impegni per fermare strage civili"

Sono il 90% delle vittime delle guerre

Armi esplosive, Ass. vittime guerra:
18 novembre 2024 | 14.13
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A due anni dall'adozione della Dichiarazione politica internazionale sulle armi esplosive nelle aree popolate, l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra sostiene le gli appelli di Inew, l’International Network on Explosive Weapons sull’urgenza e la necessità che sempre più Stati firmino il documento, per assicurare alle popolazioni civili coinvolte nei conflitti armati maggiore protezione e assistenza. La Dichiarazione politica internazionale sulle armi esplosive è il primo accordo formale internazionale che riconosce la specificità dei danni umanitari causati dai bombardamenti e impegna gli Stati ad astenersi dall'usare le armi esplosive nelle città e nei centri abitati e ad assistere le vittime nel breve e nel lungo periodo.

“Quando le armi esplosive sono usate nelle aree popolate, donne, bambini e anziani pagano un prezzo altissimo. I civili rappresentano oltre il 90% delle vittime e in questi numeri non sono inclusi i profondissimi traumi che la popolazione sopravvissuta si porterà dietro. Noi vittime civili di guerra vediamo e comprendiamo chiaramente il dramma di chi vive oggi in scenari di guerra, da Gaza all’Ucraina al Sudan. E’ quantomai urgente estendere e far rispettare la Dichiarazione politica internazionale, uno strumento che dobbiamo sforzarci di far conoscere e diffondere a sempre più Stati” dichiara Michele Vigne, presidente Nazionale dell'Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra.

Solo nel 2023 in almeno 75 Paesi in tutto il mondo si sono verificati scontri, conflitti a bassa intensità e guerre condotti con armi esplosive in zone densamente popolate che hanno causato morti, feriti e compromesso in maniera irrimediabile l'accesso agli aiuti umanitari, ai servizi sanitari e alle scuole e distrutto le reti fognarie ed elettriche. L’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra si unisce all’appello di Inew per chiedere agli Stati che non l'hanno ancora fatto di firmare la Dichiarazione e a quelli che l'hanno fatto di impegnarsi affinché venga attuata, dimostrando l'impegno per rafforzare la protezione dei civili nei conflitti armati.

La Dichiarazione Politica internazionale è stata adottata da 83 Paesi a Dublino il 18 novembre 2022. Ad oggi è stata firmata da 87 paesi in tutto il mondo, tra cui l'Italia. La Dichiarazione impegna gli Stati su tre fronti: astensione totale dell'uso delle armi esplosive nei centri abitati; raccolta e scambio di dati per lo studio dell'impatto umanitario, nel lungo periodo, dei danni causati dall'impiego delle armi esplosive; assistenza nel breve e nel lungo periodo ai civili e alle comunità colpite.

Nel 2023 i paesi con il più alto numero di civili colpiti direttamente o dalle conseguenze dell'impiego delle armi esplosive sono stati Gaza, Ucraina, Sudan, Yemen, Siria e Sudan. Secondo Action on Armed Violence, i civili vittime di armi esplosive nel 2023 (morti e feriti) sono stati 34.791. Poiché il dato è raccolto attraverso il monitoraggio dei soli media di lingua inglese, è probabile che il numero delle vittime sia almeno quattro volte più alto.

Nel 2023 in tutto il mondo sono stati registrati 514 attacchi contro ospedali, 57 contro ambulanze. In almeno 154 casi, è stato colpito personale sanitario. In generale, gli attacchi contro gli aiuti sanitari nei conflitti armati sono aumentati del 12% rispetto al 2022 (Explosive Waepons Monitor 2023). Gli attacchi alle scuole condotti con armi esplosive sono stati 278 e in 25 casi sono stati colpiti insegnanti. Gli attacchi alle scuole sono aumentati del 80% rispetto al 2022 (Explosive Waepons Monitor 2023). Gli attacchi con armi esplosivi agli operatori umanitari sono stati 46 e 23 sono le persone morte. Il numero è 5 volte superiore rispetto al 2022 (Explosive Waepons Monitor 2023).

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