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Additivi alimentari e rischio diabete, 7 emulsionanti sotto accusa

Sid: "Serve limitare l'uso di cibi ultra-processati e guardare le etichette, la politica indichi regole più stringenti"

Misurazione del diabete
Misurazione del diabete
06 maggio 2024 | 13.27
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Additivi alimentari sotto la lente dei ricercatori per i rischi legati allo sviluppo del diabete di tipo 2. In particolare 7 emulsionanti, contenuti in centinaia di prodotti ultra-processati, sono sospettati di favorire questa malattia metabolica. Una nuova analisi dello studio prospettico di coorte NutriNet Santé li pone 'alla sbarra' come fattori in grado di aumentare il rischio di diabete di tipo 2. Lo studio, pubblicato su 'The Lancet Diabete & Endocrinology', ha analizzato i dati di oltre 104mila adulti arruolati dal 2009 al 2023 a cui è stato chiesto di compilare registri dietetici di 24 ore ogni 6 mesi, con lo scopo di valutare l'esposizione agli emulsionanti. E' la prima ricerca che mette in relazione la malattia e questi prodotti.

Gli emulsionanti sono una famiglia di additivi alimentari ampiamente utilizzata nell'industria perché permettono di migliorare la consistenza, il colore e il gusto dei cibi processati. Gli emulsionanti servono a miscelare liquidi come acqua e oli agendo sui loro legami polari e sono onnipresenti nei cibi ultra-processati: si trovano nel cioccolato, nei prodotti da forno, in biscotti, gelati, maionese, salse, oli. Durante lo studio del campione, l'1% ha sviluppato diabete di tipo 2 durante il follow-up di 6-8 anni. Dei 61 additivi identificati, sono 7 gli emulsionanti 'attenzionati' associati all'aumento del rischio di diabete: E407 (carragenine totali), E340 (esteri di poliglicerolo di acido ricerolo), E472e (esteri di acidi grassi), E331 (citrato di sodio), E412 (gomma di guar), E414 (gomma arabica), E415 (gomma di xantano), oltre ad un gruppo chiamato 'carragenine'. Gli additivi sono stati assunti nel 5% dei casi da frutta e verdure ultra lavorate (come verdure in scatola e frutta sciroppata), nel 14,7% da torte e biscotti, nel 10% da prodotti lattiero-caseari.

"Come diabetologi, questo studio ha tre conseguenze importanti: la necessità di contenere il consumo di cibi ultra-processati, l'appello ad una maggiore attenzione alle etichette e la necessità di chiedere una regolamentazione più stringente allo scopo di proteggere i consumatori", sottolinea Angelo Avogaro, presidente della Società italiana di diabetologia (Sid). Sebbene siano necessari ulteriori studi a lungo termine, "le alterazioni del microbiota intestinale fanno ritenere che potrebbero essere necessario rivedere gli Ada (livelli giornalieri di assunzione). Precedenti prove che legavano l'assunzione di carragenina all'infiammazione intestinale hanno portato l'Jecfa", il comitato congiunto Fao-Oms sugli additivi alimentari, "a limitarne l'uso nelle formule e negli elementi per neonati. Stiamo assistendo ad un preoccupante aumento del diabete di tipo 2 anche tra bambini e adolescenti", conclude Raffaella Buzzetti, presidente eletto Sid.

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