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Crisi demografica, nel 2040 l’Italia sarà senza università

La riduzione demografica del Mezzogiorno riguarderà anche i grandi atenei del Centro-Nord, che dalle regioni del Sud e dalle Isole attraggono molti fuori sede.

Immagine di repertorio - Ipa/Fotogramma
Immagine di repertorio - Ipa/Fotogramma
15 marzo 2023 | 07.21
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Secondo l’ultimo rapporto di Talents Venture, il declino demografico dei giovani di età compresa tra i 18 e i 21 anni pone rilevanti questioni di sostenibilità per il sistema universitario.

Nel 2040, tutti i 10 grandi atenei che oggi attraggono il maggior numero di immatricolati da altre regioni (Bologna, La Sapienza, Ferrara, Politecnico di Milano, Milano Cattolica, Perugia, Padova, Parma, Torino Politecnico e Trento) potrebbero registrare contrazioni nelle immatricolazioni di fuori sede da altre regioni superiori al 20%.

In pratica, molti corsi di laurea potrebbero sparire per l’assenza di un numero sufficiente di alunni, con inevitabili ripercussioni sul corpo docente e sul livello di competenze tecniche e professionali disponibili sul mercato del lavoro italiano.

Il declino è sostanzialmente irreversibile: i giovani che nel 2040 avranno tra i 18 e i 21 anni sono nati tra il 2019 e il 2022. Questo declino potrebbe tradursi direttamente in una diminuzione di domanda formativa per gli atenei: a oggi, infatti, i giovani tra i 18 e i 21 anni costituiscono circa il 90% degli immatricolati degli atenei italiani.

La situazione è critica nel Sud Italia ma anche nel Nord, l’inverno demografico inizia a farsi sentire.

Gli atenei più esposti al declino demografico nei prossimi anni saranno quelli le cui sedi didattiche sono situate nel Mezzogiorno. Gli atenei che potrebbero vedere ridursi maggiormente in termini percentuali gli immatricolati “in sede” (cioè senza considerare i “fuori sede”, che arrivano nelle sedi didattiche da altre province) sono Enna KORE, Basilicata, Foggia, Sannio e Federico II. Questi atenei potrebbero assistere a una riduzione degli immatricolati “in sede” nelle proprie sedi didattiche tra il 15% e il 24% entro il 2030 rispetto all’a.a. 2021/22.

La riduzione demografica del Mezzogiorno riguarderà anche i grandi atenei del Centro-Nord, che dalle regioni del Sud e dalle Isole attraggono molti fuori sede. L’università La Sapienza, per esempio, potrebbe registrare riduzioni degli immatricolati fuori sede provenienti da altre regioni al 2030 del 6% rispetto ai valori dell’a.a. 2021/22, a causa della diminuzione della popolazione di 18-21enni che in questi anni riguarderà Sicilia, Puglia, Campania, Calabria e Basilicata.

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