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Covid Italia, mini quarantena: cosa dicono gli esperti

Riduzione da 7 a 5 giorni con tampone negativo

(Afp)
(Afp)
31 agosto 2022 | 13.40
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Covid in Italia, si va verso una mini quarantena ossia una riduzione da 7 a 5 giorni con tampone negativo. Dopo il parere del Consiglio superiore di sanità (Css) si attendono altre valutazioni, per esempio di tipo epidemiologico, e nel caso una circolare. Ecco cosa ne pensano gli esperti.

GALLI - "Una possibile riduzione della quarantena dei positivi al Covid 'puzza' di campagna elettorale" dice all'Adnkronos Salute Massimo Galli, già direttore del reparto malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano. "Tutto quello che sento in questo periodo mi sembra fortemente condizionato". Nel merito "francamente mi sembra inutile mettere in ballo indicazioni sulla quarantena, in questo momento in cui ci si attende di valutare cosa succederà con la riapertura delle dell'attività generali del Paese". Per Galli "adottare misure in questo momento di apparente calma" dal punto di vista epidemiologico "senza tenere conto che potrebbe essere del tutto momentanea, mi sembra molto strumentale. Credo che sia ragionevole attendere alcune settimane, anche in relazione alla riapertura delle scuole'.

"Prima di mettermi a fare elucubrazioni, in questo momento, su 'sconti' di vario genere, ci penserei bene. Se poi, a breve scadenza, le cose miglioreranno, tanto di guadagnato. Si potrebbe obiettare 'riduciamo ora che c'è una relativa calma', ma se riducessimo proprio nel momento in cui tutto ricomincia non sarebbe saggio. Si sa che la congiuntura di settembre è da sempre critica sul piano epidemiologico" sottolinea.

ANDREONI - Sulla possibilità che si arrivi a una riduzione della quarantena per i positivi asintomatici passando da 7 giorni a 5 con un test negativo al quinto giorno, dice all'Adnkronos Salute Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), "non credo sia il momento, forse è meglio rimandare questa scelta. Abbiamo di fronte un autunno dove ci sarà sicuramente un rialzo dei casi". "Potrebbe essere un'iniziativa comprensibile ma va fatta in un altro momento, ora serve ancora attenzione" avverte.

CRISANTI - "Se si esce con un test negativo dall'isolamento previsto in caso di positività a Covid, non c'è problema nell'accorciarne la durata da 7 a 5 giorni" dice all'Adnkronos Salute Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell'università di Padova. Le valutazioni il ministero della Salute le farà sulla base del parere del Consiglio superiore di sanità (Css), come spiegato dal ministro della Salute Roberto Speranza, il quale ha insistito sul fatto che "secondo le evidenze scientifiche del Css, se una persona è positiva, sintomi o non sintomi, deve stare in isolamento per evitare che il contagio possa diffondersi in maniera troppo larga". Anche Crisanti sarebbe favorevole a un cambiamento delle regole dell'isolamento dei positivi solo a una condizione: "Direi di sì - spiega - se non comporta rischi aggiuntivi per gli altri".

MINELLI - "Oramai consunti per cronica inattività i meccanismi di tracciamento, la quarantena appare piuttosto come una censura o una punizione per chi dovesse risultare positivo al tampone" dice all'Adnkronos Salute l'immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud-Italia della Fondazione per la medicina personalizzata. "Consideriamo anche tutti i casi asintomatici che circolano con assoluta inconsapevolezza e ci rendiamo conto di quanto una quarantena solo per alcuni sia del tutto inutile o fuorviante". "Due anni e mezzo di pandemia conclamata, una vaccinazione su vasta scala, e un contagio ormai generalizzato con effetti clinici decisamente meno preoccupanti mi farebbero propendere per una riduzione significativa della quarantena" spiega.

BASSETTI - "La riduzione della quarantena a 5 giorni è una decisione che arriva molto tardivamente, ci sono Paesi come Israele che hanno da un anno l'isolamento dei positivi asintomatici a 5 giorni" dice all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore Malattie Infettive ospedale San Martino di Genova. "Noi ci arriviamo tardi e nel momento in cui la quarantena andrebbe eliminata, nel senso che io credo sia giusto affrontare questa malattia infettiva come tante altre che già gestiamo e che non prevedono certo la quarantena".

"Oggi contro Sars-CoV-2 abbiamo i vaccini, anche aggiornati in arrivo, antivirali efficaci e i monoclonali - spiega Bassetti - Abbiamo imparato a conoscerla e oggi è comunque una malattia infettiva come tante altre, non vedo perché si debba mettere una persona in quarantena per Covid e non per l'influenza". Secondo l'infettivologo genovese, "una revisione delle norme sarebbe anche utile per far emergere i positivi sommersi che si fanno il tampone a casa e non si dichiarano. Diamo quindi fiducia ai cittadini - suggerisce - responsabilizziamoli, ovvero chi ha sintomi sta a casa e chi è asintomatico si fa un test e se non può stare a casa esce con la Ffp2".

CICCOZZI - "Tutte le epidemie e le pandemie sono eventi dinamici, specialmente se di origine virale. Il virus cambia. E quindi si modificano le condizioni, le terapie. E' ovvio che dobbiamo aggiornarci. E questo vale anche per le regole della quarantena dei positivi che, in questa fase epidemiologica, ha senso allentare" spiega all'Adnkronos Salute Massimo Ciccozzi, responsabile dell'Unità di Statistica medica ed Epidemiologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma.

L'epidemiologo precisa: "Ciò che valeva un anno fa non vale necessariamente oggi. Questo virus ci sta facendo meno male. Oggi, il più delle volte, non si hanno più sintomi dopo i 4 o 5 giorni. Quindi perché non ridurre la quarantena? Ovviamente con tutte le precauzioni necessarie: se, una volta finiti i sintomi, si deve uscire, è necessario il tampone negativo, altrimenti serve indossare la mascherina che, in questi casi, è imprescindibile".

L'aggiornamento delle regole permette di adattarsi "alla nuova realtà epidemiologica. Del resto abbiamo sempre aggiornato, in questi tre anni, le regole rispetto alle necessità. Ora l'infezione è più leggera e richiede altre indicazioni, la sintomatologia che abbiamo con Omicron pesa meno, con le vaccinazioni siamo abbastanza coperti. E quindi allentare si può".

PREGLIASCO - "In questa fase, in cui si va verso una convivenza con Covid e una normalizzazione, proprio per mantenere anche l'accettabilità di una prassi che è ancora utile, si possono allargare le maglie e rischiare un po' di più, perché è vero che la massima contagiosità c'è nei primi giorni. Quindi condivido questo approccio che prevederebbe 5 giorni con test negativo per uscire e 15 come uscita definitiva per i positivi a lungo termine". Così all'Adnkronos Salute il virologo Fabrizio Pregliasco.

L'esperto esprime un giudizio "tutto sommato positivo", spiega rimarcando che "c'è comunque un incremento di rischio. Ma in questa fase di difficile accettazione credo che questa soluzione possa mantenere ciò che comunque serve" come protezione "vista l'alta circolazione del virus. Anche qui, continua il docente di Igiene dell'università Statale di Milano e direttore sanitario dell'Irccs Galeazzi, "si tratta di una mediazione tra la praticabilità, l'accettabilità e il dato statistico che ci dice che i primi giorni sono quelli a maggiore rischio".

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