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Covid Italia, perché ancora tanti morti? Cosa dicono Galli, Pregliasco, Crisanti

Le parole degli esperti sul tema, l'opinione di Gismondo, Bassetti e Clementi

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17 febbraio 2022 | 14.43
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Prosegue la discesa dei nuovi contagi covid in Italia, ma il numero di morti continua comunque a restare alto. Perché accade? A rispondere sono Massimo Galli, Fabrizio Pregliasco, Andrea Crisanti e Maria Rita Gismondo.

Al professor Massimo Galli, già responsabile del reparto malattie infettive del Sacco di Milano e oggi ospite ad Agorà "piacerebbe avere una spiegazione chiara. Posso aggrapparmi al fatto che il nostro è un paese molto anziano e tra i colpiti di quest’ultima grande ondata ci sono stati molti anziani. Una delle cose che vorrei sapere è quanti decessi tra quelli registrati sono Omicron", dice. "Questo ci permetterebbe di capire come dovremmo regolarci nei confronti della variante, che per molti versi è responsabile di una percentuale minore di casi gravi. Ma se i casi gravi sono comunque non pochi, qualche preoccupazione resta per quanto riguarda gli aspetti clinici. A livello epidemiologico generale, è evidente che siamo in una fase di remissione. Non dobbiamo trovarci nuovamente in difficoltà in autunno. Non sono pessimista, vorrei un realismo che impari le lezioni. Non dobbiamo buttare via la fatica fatta sinora", afferma.

"Anche ieri è caduto un boeing e ci vorrà ancora un mesetto per vedere quasi azzerata la curva dei morti Covid", dice quindi all'Adnkronos Salute il virologo Fabrizio Pregliasco, docente della Statale di Milano. Un mese intero "perché - spiega il medico - c'è tutta la 'carriera' della malattia", che può portare a esiti fatali e "che non passa per forza di cose dalla terapia intensiva. Anche i pazienti che sono ricoverati nei reparti ordinari in ospedale purtroppo li vediamo al mattino che stanno bene e poi invece magari vengono a mancare. Pochi per fortuna, ma succede", sottolinea Pregliasco. Ma tornando all'annosa questione del conteggio, muoiono per Covid o con Covid, "il 60% di positivi nei reparti ordinari - chiarisce l'esperto - muore per Covid, il 40% con Covid. In terapia intensiva è solo il 23% con Covid, quindi il grosso è per Covid".

"Quando diventa un'influenza? E' come chiedere quando una tigre diventa un gatto", risponde il virologo Andrea Crisanti, oggi ospite a L'Aria Che Tira. "Ora - dice - il vaccino è lo strumento per ingabbiare la tigre. La maggior parte dei ricoverati in terapia intensiva, circa il 72%, sono non vaccinati. I decessi sono legati soprattutto a persone molto anziane, che sono affette da diverse patologie. Cosa sta accadendo? Guardiamo l'Inghilterra, che è sempre un po' in anticipo rispetto a noi. Lì da circa 15 giorni i casi non sono più in diminuzione, è stato raggiunto un equilibrio tra la capacità del virus di trasmettere e le misure per bloccarlo. In Inghilterra si oscilla tra i 45mila e i 60mila casi al giorno, in Italia ci fermeremo ad un numero più basso. Potenzialmente potremo però trasferire l'infezione a persone di 80-85 anni che, se infettate, rischiano molto".

"I morti caleranno quando impareremo a contarli", risponde invece laconica all'Adnkronos Salute la microbiologa Maria Rita Gismondo, che più volte ha puntato il dito contro "l'errata codificazione dei decessi Covid, evidenziata peraltro da molti". Vale a dire il conteggio, nel bilancio delle vittime - rimarcano diversi esperti - non solo dei pazienti che muoiono 'per Covid', ma anche di quelli 'con Covid' che perdono la vita per patologie diverse dall'infezione da coronavirus. Mentre ci si continua a domandare se i decessi Covid-19 arriveranno mai a zero, e se sì quando, la direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell'ospedale Sacco di Milano avverte di un possibile 'effetto paradosso', se il conteggio non cambierà: "La diffusione endemica attuale" dell'infezione da Sars-CoV-2, il più delle volte "anche asintomatica - ragiona l'esperta - porterà" ancora di più "a ricoverati per altre patologie, e a deceduti, che ed essendo risultati positivi a Sars-CoV-2 verranno conteggiati come morti Covid".

"Spero che nelle prossime 2-3 settimane si arrivi a un numero accettabile" di morti Covid "che probabilmente in questa situazione è sotto la soglia dei 100 al giorno, sempre altissimo come numero ma più accettabile e anche più in linea con gli altri Paesi". Lo dice all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova. "Noi in questo momento - rileva l'infettivologo - siamo ancora, nonostante la riduzione di ieri, sempre abbastanza elevati nel numero dei decessi. In Inghilterra sono arrivati a dire che l'eccesso di mortalità di questa fase non esiste più rispetto al 2019, mi auguro che anche noi arriveremo a non avere più un eccesso di mortalità ovvero che - spiega Bassetti - facendo la media dei decessi del mese di marzo 2022 deve essere in linea con la media del mese di marzo 2019. Quando arriveremo in quella media allora - conclude - saremo arrivati davvero a una fase di normalità che è quella che fondamentalmente ci danno i vaccini".

"Prima di commentare il numero di morti Covid ancora elevato che registriamo in questi giorni in Italia, bisognerebbe essere sicuri che si tratti di decessi dovuti a Sars-CoV-2 e non ad altre cause in presenza di Sars-CoV-2. Personalmente, ho espresso in varie occasioni questa mia perplessità, sul fatto che questo numero" dei decessi Covid-19 "sia oggettivamente incrementato" rispetto a quello effettivamente attribuibile al virus come prima causa. E' la riflessione di Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell'università Vita-Salute San Raffaele di Milano. "Premesso questo, che per me però è un dubbio importante, la mortalità elevata - spiega il virologo all'Adnkronos Salute - potrebbe essere ancora alimentata da una mortalità residua, cioè non legata all'ultimo mese e mezzo in cui c'è stata una prevalenza della variante Omicron" di Sars-CoV-2, "ma a casi che hanno stazionato per più settimane in terapia intensiva. Bisognerebbe avere su questo numero" dei morti vittime del virus "un'analisi più precisa che finora, pur chiedendola, non abbiamo mai avuto".

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