Il direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases: "Terza dose buona idea"
"Sono molto preoccupato. Si tratta di contagi e di morti evitabili". Così Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, in un'intervista a 'La Stampa' risponde alla domanda sui rischi relativi ai no vax e agli scettici. Come prevede l'autunno in Italia? "Penso che siate nella stessa condizione degli Usa. E necessario vaccinare il maggior numero possibile di individui. Dobbiamo essere sicuri che in nazioni dove l'accessibilità ai vaccini è ampia, come in Italia, tutto proceda rapidamente. Se sarete veloci, in autunno si potrà tenere tutto sotto controllo", ricorda.
Sarà necessaria una terza dose? "È una buona idea. Abbiamo visto negli Usa, e in Israele, dove i programmi sono più avanzati, che dopo alcuni mesi l'efficacia dei vaccini diminuisce, sia nel caso di sintomi leggeri sia nel caso di quelli più gravi che necessitano di un ricovero - prosegue Faudi - E questo soprattutto nel caso della variante Delta. Basandoci sui dati, prevediamo, entro settembre, di iniziare a distribuire negli Usa la terza dose di Pfizer, Moderna o J&J".
E' d'accordo a rendere obbligatori i vaccini? "Credo che dovrebbero essere obbligatori: non necessariamente per disposizione del governo centrale, ma di sicuro a livello locale - osserva - Scuole e università e i luoghi del business dovrebbero richiedere che chi lavora in quegli ambienti sia vaccinato. E l'unico modo per controllare il virus. E ovvio che non tutti vogliono vaccinarsi, ma dobbiamo renderli consapevoli che solo così possono lavorare e operare".
Lei ha dichiarato che la normalità negli Usa potrebbe arrivare non prima della primavera del 2022. E in Europa? "Dipende - avverte Fauci - L'Europa è un'area avanzata e l'Italia seguirà una linea simile a quella Usa: se ci sarà un'alta percentuale di vaccinati, ci si avvicinerà gradualmente a una forma di normalità. Quando, invece, si guarda a nazioni più povere, dove l'accesso ai vaccini non è paragonabile al nostro, è chiaro che ci vorrà un periodo più lungo. Mi riferisco all'Africa e a una serie di nazioni in Asia e Sud America. E il motivo per cui ho enfatizzato le responsabilità dei Paesi più sviluppati perché aiutino quelli poveri a ricevere maggiori quantità di dosi. Dobbiamo controllare la pandemia non solo nelle nostre nazioni, ma in tutto il mondo".
Come immagina il futuro del virus? Scomparirà o diventerà endemico? "Spero che scompaia, però non ne sono così sicuro. Credo che terremo sotto controllo la pandemia - conclude - Ci sono, in effetti, vari modi di affrontarla: la si può gestire, eliminare, eradicare. Ho molti dubbi che la si possa eradicare, ma credo che la potremo domare con i vaccini. Ci potranno essere ancora manifestazioni sporadiche e tuttavia nulla a che vedere con le minacce alla salute pubblica che viviamo ora. Negli Usa siamo ancora nel mezzo della pandemia e solo nell'ultima settimana abbiamo registrato 160 mila infezioni al giorno: è una situazione grave. Dobbiamo scendere molto rispetto a questa soglia".