Il giornalista pakistano Syed Saleem Shahzad, collaboratore di di Aki - AdnKronos International dal 2004, è stato rapito il 29 maggio del 2011, due giorni dopo aver pubblicato un articolo su un attacco terroristico contro una base della Marina pakistana e indicato possibili legami tra ufficiali della Marina e al-Qaeda. Il suo corpo senza vita e con evidenti segni di torture è stato trovato due giorni dopo, il 31 maggio, in un canale nei pressi di Sara e Alamgir, a circa 150 chilometri da Islamabad.
L'intelligence americana ha ritenuto responsabili dell'omicidio ''barbaro e inaccettabile'' i servizi segreti pakistani, l'Isi, che hanno sempre negato qualsiasi coinvolgimento. Una commissione governativa formata per indagare sulla morte del giornalista ha terminato il suo lavoro affermando di non aver individuato i responsabili dell'omicidio.
Nato il 3 novembre del 1970 a Karachi, dove oggi è sepolto, Saleem ha lasciato la moglie Anita e tre figli. Giornalista d'inchiesta, ha realizzato diversi reportage in Iraq, Libano e Giordania, ma anche in Iran, Siria e negli Emirati Arabi Uniti. Il 26 novembre 2006 Saleem era stato rapito, insieme al suo interprete, da un gruppo di Talebani nella provincia afghana di Helmand, nel sud dell'Afghanistan.
La storia di Saleem è ricordata sul 'Muro della Memoria' del Newseum di Washington che onora chi ha perso la vita cercando o diffondendo notizie.
Oltre a essere corrispondente di Aki, è stato il capo dell'ufficio pakistano di Asia Times Online. Già membro dell'Unità di ricerca in sicurezza pakistana dell'Università di Bradford, ha scritto un libro inchiesta intitolato 'Inside Al-Qaeda: Beyond Bin Laden and 9/11' pubblicato dalla casa editrice britannica Pluto Press. Nel suo libro tracciava un quadro generale di al-Qaeda e delle relazioni con il movimento talebano, riportando le motivazioni che hanno spinto verso il terrorismo i leader dei miliziani jihadisti.
Shahzad in 'Inside al-Qaeda and the Taliban' aveva spiegato anche le tattiche e le strategie dei più controversi movimenti islamisti attivi in Pakistan sulla base di informazioni raccolte tra il 2002 e il 2006. Una sezione speciale era stata dedicata all'analisi della nuova generazione di terroristi di al-Qaeda ispirata all'ideologia estremista dell'egiziano Ayman al-Zawahiri. Un capitolo a parte, infine, era stato dedicato alle 'menti' che hanno ideato la strage di Mumbai del novembre 2008, nella quale morirono oltre 170 persone e della quale sono indicati come responsabili i miliziani pakistani di 'Lashkar-e Taiba'.