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Caso Regeni, il nipote di Sadat: "Chi ha sbagliato deve pagare"

Caso Regeni, il nipote di Sadat:
25 gennaio 2021 | 12.25
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"Come attivisti e politici egiziani siamo tutti dispiaciuti e veramente tristi per quanto accaduto a Regeni. Vogliamo che i responsabili (del suo omicidio, ndr) paghino. Dopo tutto era un essere umano, un uomo pacifico, un ricercatore ed i responsabili devono essere assicurati alla giustizia". Lo afferma in un'intervista ad Aki-Adnkronos International Mohamed Anwar El Sadat, nipote dell'ex presidente egiziano assassinato nel 1981 e leader del Partito Riforma e Sviluppo, a cinque anni dalla morte di Giulio Regeni.

"Vedo che ci sono sforzi da entrambe le parti ma capisco gli italiani che non accettano" la tesi egiziana sulla morte del ricercatore friuliano. "Oggi ci sarà una riunione dei ministri degli Esteri dell'Ue che parleranno della situazione dei diritti umani in Egitto e sono sicuro discuteranno anche del caso Regeni, dobbiamo aspettare e vedere cosa succede - aggiunge El Sadat - Ci sarà un processo a Roma e dobbiamo capire come si svilupperà".

El Sadat commenta quindi la situazione nel Paese arabo nel decimo anniversario della rivoluzione del 25 gennaio che ha avuto in piazza Tahrir, al Cairo, il suo simbolo. "Ad essere onesti non è cambiato molto e il nuovo Egitto sembra quello vecchio. Manca ancora molta da strada per la democrazia, ma non perdiamo la speranza", dichiara il nipote dell'ex presidente, che è anche membro del Federazione generale delle ong, sostenendo che è arrivato il momento che il governo egiziano finalmente "si apra" e "renda più facile la vita a coloro che vogliono esercitare i diritti politici e civili".

Nel Paese, prosegue il leader del Partito Riforma e Sviluppo, ci sono "segnali positivi" su un possibile miglioramento della situazione e "dobbiamo aspettare e vedere cosa accadrà nei prossimi mesi. Il governo egiziano ha poche altre scelte se non aprirsi e sostenere la società civile. Vedo buone intenzioni da parte di alcune persone in diverse istituzioni egiziane di mostrare al mondo esterno, agli Stati europei, che l'Egitto è serio nella volontà di cambiamento".

Di certo, insiste, "la società civile e le organizzazioni per i diritti umani possono giocare un ruolo importante quando parliamo del rispetto dei diritti fondamentali degli egiziani".

El Sadat sottolinea quindi che a 10 anni dalla caduta di Mubarak il problema principale per l'Egitto resta quello economico. "E' questa la grande sfida - chiarisce - mentre il Paese ora è stabile ed il terrorismo non rappresenta più una seria minaccia".

L'obiettivo che tutti gli egiziani vogliono raggiungere, conclude, è che il Paesi torni ad essere "forte, unito, con una buona immagine all'estero e in grado di esercitare la sua leadership in Medio Oriente e Africa".

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