Sono 19 quelli che vivono in strutture detentive con le madri, nel 2019 erano più del doppio
La ministra della Giustizia Marta Cartabia, l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Carla Garlatti, e la presidente dell’associazione Bambinisenzasbarre onlus, Lia Sacerdote, hanno siglato il rinnovo per altri quattro anni della “Carta dei diritti dei figli dei genitori detenuti'. La “Carta”, prima nel suo genere in Italia e in Europa, riconosce il diritto dei minorenni alla continuità del legame affettivo con i genitori detenuti e mira a sostenerne il diritto alla genitorialità. Il protocollo prevede che le autorità giudiziarie siano sensibilizzate e invitate ad una serie di azioni a tutela dei diritti dei figli minorenni di persone detenute. Solo nel 2021, fino al 30 novembre, sono stati 280.675 i colloqui tra detenuti e almeno un familiare minorenne.
Con l’accordo si promuovono iniziative in materia di custodia cautelare, luoghi di detenzione, spazi bambini nelle sale d’attesa e di colloquio, dvisite in giorni compatibili con la frequenza scolastica, videochiamate, formazione del personale carcerario che entra in contatto con bimbi, di informazioni, assistenza e supporto alla genitorialità. Prevista anche una raccolta dati e un monitoraggio sull’attuazione del protocollo. La Carta contiene inoltre una serie di misure a tutela dei diritti dei bambini costretti a vivere in una struttura detentiva con le madri. A oggi sono 19 i bambini piccolissimi al seguito di 17 madri detenute, a fine 2019 questi numeri erano più del doppio (44 le madri e 48 i minori presenti negli istituti di pena).
“La nostra meta è 'mai più bambini in carcere'. Tutti i bambini, anche se con genitori detenuti, hanno diritto all’infanzia”, ha detto la ministra Cartabia. “Anche con questa Carta, lavoriamo perché i bambini, innocenti per definizione, non paghino le pene inflitte alle madri. Contemporaneamente, lavoriamo perché si riduca il più possibile quella 'distanza dagli affetti' provocata dalla detenzione - ha spiegato la ministra - Tutti i figli hanno il diritto di conservare un rapporto costante con i genitori, anche se reclusi. Assicurare la continuità dei legami familiari incide inoltre positivamente sul detenuto, nella prospettiva costituzionale della pena volta alla rieducazione. Lavoriamo per carceri, che aiutino a dare una seconda occasione”.