La perizia ampliata ad altri oggetti. I legali della donna accusata di omicidio aggravato insistono nel richiedere un accertamento neuro-psichiatrico
Nuovi esami per capire altri dettagli sulla morte di Diana Pifferi, la piccola di 18 mesi per la cui morte (di stenti) è in carcere la madre Alessia. Il gip di Milano Fabrizio Filice ha accolto l'istanza in cui gli avvocati Solange Marchignoli e Luca D'Auria, chiedevano un ampiamento del quesito della perizia ad altri oggetti trovati accanto alla culla in cui la bimba è stata trovata senza vita il 21 luglio scorso, ma anche nell'appartamento di via Parea a Milano.
Periti del giudice e consulenti delle parti (per la difesa è stato nominato anche Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma) vaglieranno la 'scena del delitto' alla ricerca di altri oggetti utili, ma soprattutto dovranno analizzare ogni elemento già sequestrato - materasso e cuscino, il pannolino che indossava Diana, il biberon e una bottiglietta d’acqua - e svolgere tutti gli accertamenti tecnici "di natura biologica e chimico-forense" per arrivare all'esatta causa del decesso. In particolare bisognerà stabilire il contenuto trovato nel biberon e nella boccetta di En (benzodiazepine) che erano accanto alla culla in cui Diana è morta, dopo essere rimasta sola per sei giorni. I risultati degli accertamenti svolti dagli esperti saranno discussi, in udienza, il prossimo 30 gennaio.
Se l'ampliamento del quesito soddisfa la difesa della la donna accusata di omicidio aggravato - come la scorsa volta è stata scortata dalla polizia penitenziaria in tribunale e ha partecipato all'udienza a porte chiuse - gli avvocati tornano a chiedere, davanti alle telecamere, l'accesso al carcere di due consulenti tecnici per un accertamento neuro-psichiatrico per la loro assistita. "Sta iniziando a elaborare quanto accaduto, ci ha chiesto una foto della sua bimba e - assicurano - gliela faremo avere in carcere".