"Sono anni che dico che voglio essere chiamata direttore d’orchestra. Tanto rumore per nulla, parafrasando Shakespeare: pura forma tutto quello che è successo. Mi è parso molto superficiale come atteggiamento, e comunque non l’ho certo fatto per scaldare gli animi". A parlare, in una lunga intervista al Primato nazionale, il mensile 'sovranista' diretto da Adriano Scianca, è Beatrice Venezi, pianista, compositore e, soprattutto, direttore d’orchestra. Una qualifica, quest'ultima, rivendicata fieramente dal palco di Sanremo che ha fatto molto discutere.
"Ho notato tante reazioni diverse in base agli interlocutori - dice Venezi - Sulle affermazioni delle femministe democratiche, che democratiche evidentemente non sono, ci ho riso sopra. Mi spiace dire che hanno replicato modelli maschili per screditare un’altra donna: forse sono loro a essere portatrici di un patriarcato introiettato. Poi ci sono state alcune reazioni di colleghe che mi hanno criticata, dicendo che così si fa un salto indietro di 50 anni: peccato che chi lo ha detto si faccia a sua volta chiamare direttore d’orchestra o diriga i concerti in frac e nessuna di loro ha mai intrapreso battaglie per cambiare il nostro mondo. Ho trovato patetiche queste considerazioni. Infine, ci sono stati alcuni colleghi uomini che, invece, mi hanno fatto molto arrabbiare, accusandomi di essere ormai parte del mondo dello spettacolo: mi sono parse affermazioni superficiali e disoneste. Diciamo che nel mio settore c’è molta rabbia, che è più facile scaricare su altri".
"Detto che il presidente del Senato Casellati chiede di essere chiamata presidente", ricorda Venezi, "esiste una doppia morale sulla base della convenienza e della superficialità. Si è sostenuto che ho detto quelle cose per sollevare un polverone, semmai è qualcun altro che si è approfittato di quelle parole per riemergere dalle ceneri. Come la Boldrini".
"È l’aspetto democratico che mi preoccupa - aggiunge - mi paiono tutti democratici solo quando si pensa uguale. Beatrice può sentirsi gender, secondo una certa parte politica, ma non può chiamarsi direttore di orchestra: siamo nel pieno del paradosso, il politicamente corretto sta assassinando ogni posizione diversa, lo trovo inquietante".
"Di questo passo - conclude - faranno cancellare o cadere nell’oblio buona parte delle opere, così come è stato per il film Via con il vento. Un rischio, è vero, che corrono anche le opere di Puccini, così come L’amico Fritz di Mascagni, di cui mi sto occupando".