Le patologie del cuoio capelluto mettono in crisi anche le donne, soprattutto in menopausa. L’alopecia androgenetica, cioè la progressiva perdita dei capelli, generalmente collegata nell’immaginario collettivo al sesso maschile, oggi è molto diffusa anche tra il sesso femminile. Le italiane che ne soffrono - con pesantissime ripercussioni psicologiche - sono quasi 4 milioni, circa il 13% della popolazione femminile.
E le novità terapeutiche, tra cui i farmaci biologici, nella cura delle varie forme di alopecia - una delle più comuni malattie autoimmuni che interessa il 2% della popolazione generale (1 paziente su 85) in particolare giovani entro i 30 anni – sono tra le principali tematiche al centro del 97esimo congresso della Società italiana di dermatologia e malattie sessualmente trasmesse (Sidemast), in corso a Napoli. Un’occasione per ribadire il ruolo chiave del dermatologo nella gestione delle patologie di unghie e capelli. “È un settore esistente da sempre in medicina - spiega Giuseppe Argenziano, presidente Sidemast - che però oggi ha bisogno di essere consolidato e associato alla figura dello specialista in dermatologia, soprattutto in onore delle tantissime novità terapeutiche”.
Sotto i riflettori della kermesse napoletana le nuove tecniche diagnostiche non invasive per lo studio delle patologie del cuoio capelluto e le terapie innovative di medicina rigenerativa per l’alopecia androgenetica e per la caduta di capelli stagionale o legata a fattori scatenanti (parto, diete, interventi chirurgici e infezioni come il Covid).
Grazie alla videodermatoscopia e alla microscopia confocale - si legge in una nota - oggi è possibile offrire una diagnosi specifica ai pazienti per garantire loro terapie personalizzate. Ma il congresso dedica focus anche alle tossicità dermatologiche legate alle oncoterapie, per approfondire e aggiornare le cure contro l’alopecia dei pazienti oncologici. Grande attenzione è dedicata infine alla medicina rigenerativa per il trattamento della calvizie e del telogen effluvium di varia natura e post-Covid, tecniche che rappresentano l’ultima frontiera della dermatologia: stimolano, a seconda del procedimento, il follicolo favorendo un aumento della densità e del numero dei capelli e riducendone in modo significativo la caduta.
L’alopecia areata colpisce circa il 2% della popolazione, 147 milioni di persone nel mondo. Considerata ancora un tabù, crea gravi disagi a chi ne è affetto. Può presentarsi in varie forme e diversi livelli di gravità, da una a più chiazze completamente prive di capelli fino alla caduta di tutti i capelli e dei peli del corpo. “Si tratta di una malattia autoimmune che interessa potenzialmente tutti i follicoli piliferi presenti sul tegumento cutaneo - afferma Bianca Maria Piraccini, professoressa ordinaria e direttrice dell’Unità complessa Dermatologia Alma Mater Studiorum Università di Bologna e responsabile scientifico del Corso Sidemast “Terapie innovative in tricologia” - esitando così in alopecia totale ed universale, che consistono nella perdita di tutti i capelli ed i peli del soma, con grave disagio psicologico. Pertanto, in tale patologia si associano sia alterazioni immunitarie sia, nel 75% dei pazienti, dei gravi disturbi psicologici”.
La comparsa dell’alopecia androgenetica è dovuta a una ipersensibilità dei follicoli piliferi agli ormoni androgeni o a disturbi dell’equilibrio ormonale, in particolare alla variazione del livello degli estrogeni e degli androgeni. Per questo si manifesta soprattutto in menopausa - quando si abbassa il livello degli estrogeni - ma può fare il suo esordio anche in altre fasce di età. “L’alopecia androgenetica può spaventare, soprattutto una donna – conclude Mariateresa Cantelli, membro della Sidemast e ricercatrice dell’Università Federico II di Napoli dove è responsabile dell’ambulatorio di Tricologia - e può avere un impatto psicologico anche molto importante. Nella donna può essere curata e contrastata con una terapia ad hoc. Esistono poi diverse tecniche innovative che possono stimolare i capelli in accompagnamento alle terapie sistemiche e supportare l’attivazione del follicolo pilo-sebaceo e la ricrescita dei capelli”.