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Resident Evil 4, la recensione del remake

È possibile reinventare un capolavoro diciotto anni dopo, e persino migliorarlo?

Resident Evil 4, la recensione del remake
24 marzo 2023 | 13.16
LETTURA: 3 minuti

Nel 2005, il game designer Shinji Mikami si pose l'arduo compito di reinventare su piattaforme di nuova generazione una delle serie che aveva fatto la storia di quella precedente: per farlo decise di reinventarne le regole, svecchiarne i comandi e soprattutto aggiungere al menu horror un volume di azione come mai si era visto in Resident Evil. Resident Evil 4, uscito dapprima come esclusiva Nintendo GameCube, fu accolto da subito come un capolavoro: Mikami aveva non solo svecchiato la saga, ma anche gettato i semi per un'infinità di giochi che in futuro lo avrebbero visto come fonte di ispirazione. La sua meccanica di gioco con visuale dietro le spalle sarebbe rimasta "canonica" per molti anni a venire, e le avventure di Leon S. Kennedy lo avrebbero consegnato all'immortalità nell'Olimpo dei videogiochi. Diciotto anni dopo, Resident Evil 4 è stato pubblicato su qualsiasi piattaforma possibile, e ha in qualche modo "generato" anche i remake di successo di Resident Evil 2 e 3 per console moderne, che ripropongono esattamente lo stesso sistema di controllo e visuale delle avventure spagnole di Leon. È finalmente arrivato per Capcom, quindi, il momento di tornare là dove tutto è iniziato e riproporlo sotto una nuova luce.

Resident Evil 4, pur mantenendo lo stesso identico titolo dell'originale, è un remake in senso stretto: oltre ovviamente alla realizzazione tecnica moderna, sono state riscritte mappe, dialoghi, storia. Non in modo invasivo o irrispettoso, ma sicuramente profondo. Se uno dei limiti dell'originale era la trama non esattamente strabordante, Capcom (ormai orfana di Mikami) ha deciso di valorizzare la narrazione con aggiunte significative tutte da scoprire anche per chi aveva già salvato Ashley, la figlia del presidente degli USA, diciotto anni fa. Alcune ingenuità sono state limate, il tono è più drammatico e cupo dell'originale, e più in generale Capcom ha aggiustato i problemi di continuity rispetto agli altri episodi, aggiungendo qui con il senno di poi fatti che si incastonano coerentemente con quanto narrato in capitoli e spin-off successivi. Per i nuovi giocatori sarà un racconto più organico, completo e in generale più spaventoso, con un'atmosfera horror molto più intensa rispetto al passato, complice anche l'ottima grafica gestita dal RE Engine. Per chi torna qui dopo 18 anni, vedrà i propri ricordi arricchiti da diversi momenti nuovi di zecca. Dal punto di vista del gameplay, sono state aggiunte la possibilità di parare con il coltello, che ora è uno strumento distruttibile, nonché le uccisioni stealth: un plus che non stona affatto con la meccanica generale.

Quello che troviamo in questo remake è una summa di migliorie che vanno di fatto a rendere (di nuovo) un capolavoro un gioco di due decadi fa. Non solo: il rifacimento è uno dei più completi mai fatti da Capcom, molto più rispettoso dell'originale rispetto ad esempio a quello del secondo capitolo, ma allo stesso tempo arricchito da meccaniche moderne, un'intelligenza artificiale dei nemici nettamente superiore e tutta una serie di apprezzatissime opzioni di accessibilità e livelli di difficoltà che si adattano alle esigenze del giocatore. Il titolo è completamente doppiato in italiano, ma questa non è nemmeno lontanamente la novità più grande rispetto al passato. Persino chi conosce Resident Evil 4 a memoria, grazie a questo remake, potrà calarsi nei panni di Leon S. Kennedy ritrovandosi in situazioni che spesso gli faranno credere di essere ingannato dalla memoria. Ma che invece costituiscono proprio la nuova, maestosa facciata di un capolavoro immortale, nel 2005 come nel 2023.

Formato: PS5, PS4, Xbox Series X|S (versione testata), PC Editore: Capcom Sviluppatore: Capcom Voto: 9/10

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