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Agricoltura: studio, pesticidi 'naturali' rame e azadiractina non sono innocui

Agricoltura: studio, pesticidi 'naturali' rame e azadiractina non sono innocui
09 marzo 2017 | 13.12
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Il rame e l'azadiractina, due pesticidi naturali legalmente ammessi anche nelle coltivazioni biologiche, non sono innocui. Sono le conclusioni di studio condotto dal Muse - Museo delle Scienze di Trento in collaborazione con il Cnr - Istituto di Biofisica di Povo (Trento) che ha preso in considerazione l’effetto di rame e azadiractina sugli insetti che popolano il Rio Gola, un torrente trentino che attraversa una valle coltivata dove i due pesticidi sono regolarmente e legalmente utilizzati secondo il Disciplinare Provinciale.

Lo studio è stato recentemente pubblicato sulle prestigiose riviste scientifiche internazionali Chemosphere e Science of the Total Environment della casa editrice Elsevier.

"Entrambi i pesticidi entrano per dilavamento nell’ecosistema acquatico - spiega in una nota il Muse - e, a oggi, poco si sa sugli effetti che hanno sugli animali che vivono nei canali e nei torrenti in cui questi pesticidi finiscono. I dati raccolti nel corso del lavoro dimostrano che entrambi sono tossici, il rame più dell’azadiractina, e che le popolazioni esposte sono sofferenti. Il lavoro condotto sarà utile alle autorità che si occupano di valutare la qualità delle acque superficiali, per prendere in considerazione l’opportunità di una revisione del limite di legge di utilizzo di questi pesticidi, nonché ai produttori stessi cui si chiede di valutare sempre un’alternativa o proporre formule più eco-sostenibili".

La ricerca è stata svolta sulle acque del torrente Rio Gola, in Trentino. Come specie modello è stato scelto il Dittero Chironomide Chironomus riparius, una specie di insetto molto comune, resistente a basse concentrazioni di ossigeno ed elevato inquinamento organico, naturalmente presente nel torrente e mantenuto in allevamento in laboratorio durante i test sperimentali.

La prima parte del lavoro ha valutato gli effetti della presenza di questi pesticidi, a concentrazioni crescenti, sulla sopravvivenza delle larve. Partendo dalla concentrazione ambientale (quella rinvenuta nel torrente al momento della raccolta), si è stabilita in più step la concentrazione massima tollerabile dall’animale, ovvero quella a cui si registra il 10%, 50% e 100% delle morti.

Sulla base dei risultati dei test di tossicità acuta, il rame sembra essere più tossico dell’azadiractina per questi animali, che sono rappresentativi dell’intera comunità vivente nel torrente. In un secondo tempo, il lavoro ha preso in considerazione gli effetti molecolari dei due pesticidi, ovvero gli effetti sull’espressione di cinque geni, appartenenti a due famiglie di proteine.

Entrambe le famiglie di proteine vengono coinvolte in risposte a stress chimico, le prime con azione di 'protezione' verso proteine complesse essenziali, che altrimenti potrebbero perdere la loro struttura e funzione compromettendo la vita stessa dell’animale, mentre le seconde come enzimi ossidativi coinvolti nel processo di detossificazione, in grado di agire sia nei confronti di farmaci e tossine di origine esterna, sia su prodotti di scarto dell'organismo.

Lo studio dimostra che "il Dittero Chironomide Chironomus riparius è molto resistente a questi due pesticidi, grazie alle due proteine che vengono sintetizzate in risposta all’aumento di concentrazione dei tossici. La presenza di queste due proteine in alte concentrazioni nella popolazione selvatica indica però una condizione di stress fisiologico (i due pesticidi stressano le popolazioni animali presenti nel torrente). E se le popolazioni naturali sono stressate, sono anche più vulnerabili".

"In conclusione, i due pesticidi naturali non sono innocui, e lo dimostra lo stato di stress fisiologico in cui gli animali acquatici vivono in acque in cui questi tossici arrivano per dilavamento dei terreni agricoli. Diventano letali a concentrazioni da 30 a 500 volte più elevate rispetto a quella che abbiamo misurato in natura, in primavera, prima dell’inizio dei trattamenti intensivi", spiega il Muse. Secondo uno degli autori dello studio, Valeria Lencioni (Muse), il rame andrebbe sostituito, come suggeriscono le normative europee. Per quanto riguarda l’azadiractina, invece, meglio non abusarne, infatti non è innocuo.

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