Il Cavaliere del Lavoro, per oltre 20 anni nel cda del club giallorosso, all'indomani dell'annuncio dell'addio di De Rossi: "Una società con questa storia non può essere amministrata da un freddo ufficio di una città scintillante da cui ci divide un intero oceano"
"In questi ultimi anni abbiamo assistito alla incessante dispersione del patrimonio di mezzi, del capitale umano e degli atleti della Roma". Il Cavaliere del Lavoro Giuseppe Marra, per oltre venti anni nel consiglio di amministrazione del club giallorosso, interviene così sul momento che sta attraversando la Roma sia in campo che fuori, all'indomani dell'annuncio dell'addio di Daniele De Rossi al termine di questa stagione.
"La mia passione per i colori della Roma e 22 anni, intensi e indimenticabili, trascorsi nel consiglio di amministrazione della squadra, mi impongono, con tristezza e rammarico, di rendere pubblico il mio disappunto per le vicende che investono una delle compagini sportive più importanti d'Europa", spiega Marra. "Sono passati quasi 8 anni da quando la Roma ha visto l'ingresso dei nuovi soci. Era l'estate del 2011, la fine di un ciclo glorioso che ha avuto il suo apice dieci anni prima con la vittoria dell'ultimo scudetto, poi ulteriormente impreziosito da altri importanti successi. Purtroppo, i fasti di un'epoca in cui i colori della Roma erano orgogliosamente difesi dalla famiglia Sensi e altrettanto orgogliosamente portati in campo da bandiere come Francesco Totti e Daniele De Rossi, sono ormai un lontano ricordo", sottolinea.
"Il rispetto e la fiducia che riponevo nei nuovi proprietari del club sono testimoniati dalla lettera con cui, nel luglio 2011, diedi loro il benvenuto esprimendo l'augurio che 'la Roma torni ai fasti degli anni dello scudetto'. Siamo stati, invece, costretti ad assistere in questi ultimi anni, alla incessante dispersione del patrimonio di mezzi, strutture, capitale umano ed atleti, costruito in decenni di lavoro, passione e amore per i colori giallorossi da chi ha preceduto l'attuale dirigenza giallorossa. I tifosi, gli sportivi, i romani, la città intera, sono stanchi e chiedono risposte".
"Una società con questa storia non può essere amministrata da un freddo ufficio di una città scintillante da cui ci divide un intero oceano. Un oceano che ora sembra sempre più costituito non solo di acqua, ma di freddezza, distacco e forse disinteresse per le sorti di questa grande squadra. Una realtà complessa e articolata come quella del campionato italiano, il più bello del mondo, va vissuto giorno dopo giorno sul campo e non da oltreoceano", prosegue Marra.
"Una proprietà non può ignorare sentimenti popolari, spirito di appartenenza, rispetto per le bandiere. I proprietari delle squadre hanno tutto il diritto di fare le loro scelte ma non possono ignorare il fatto che i proprietari sostanziali sono anche i tifosi, coloro che seguono la squadra fedelmente al di là dei risultati. La mia fede giallorossa è sempre ben salda, ed ora più che mai sono necessari concreti ed immediati gesti ed impegni da parte di Pallotta in persona, per colmare quel vuoto che si è creato tra la proprietà, la Capitale e i tifosi, che pur comprendendo le logiche economico-finanziarie del calcio credono ancora che alcuni vincoli umani e di appartenenza debbano essere onorati".
"Recuperare una situazione tanto deteriorata -conclude- è complesso e faticoso, lo sappiamo tutti, ma questa grande squadra è sempre riuscita a rialzarsi e a superare le prove più dure e difficili con slancio e generosità. Sono certo che anche questa volta sapremo meravigliare tutti. Forza Roma, viva il calcio e lo sport. P.s. Un consiglio, non ripetete gesti eclatanti quanto inutili; quella stagione è finita ed ora l'acqua delle fontane di Roma è molto fredda. In tutti i sensi".