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Territorio: Legambiente-Anci, piccoli Comuni sempre più spopolati e anziani

Territorio: Legambiente-Anci, piccoli Comuni sempre più spopolati e anziani
01 giugno 2016 | 13.48
LETTURA: 7 minuti

Sempre più spopolati (negli ultimi 25 anni 1 persona su sette se n'è andata), con quasi due milioni di case vuote (1 ogni tre non è occupata) e abitanti sempre più anziani (2 per ogni giovane). E' la fotografia dei piccoli Comuni italiani che emerge dallo studio realizzato da Cresme per Legambiente e Anci sui comuni al di sotto dei 5.000 abitanti presentato oggi a Roma.

Un'Italia piccola ma dall'anima profonda che va dalle Alpi agli Appennini per arrivare alle isole minori, 5.627 piccoli centri che coprono il 69,9% del totale dei comuni del Belpaese (8.047). Di questi, secondo lo studio, sono quasi la metà (2.430) quelli che soffrono un forte disagio demografico ed economico, piccoli borghi che occupano il 29,7% della superficie territoriale nazionale, oltre 89mila kmq, una densità abitativa che non raggiunge i 36 abitanti per kmq quasi 13 volte meno rispetto ai comuni sopra i 5mila abitanti.

Popolazione attiva -6,3%

In particolare negli ultimi 25 anni (dal 1991 al 2015) in questi territori si è registrato un calo della popolazione attiva (675mila abitanti in meno, cioè il -6,3% nei comuni sotto i 5000 abitanti), 1 su sette se ne è andato, un aumento di quella anziana (gli ultra 65enni a fronte dei giovani fino ai 14 anni sono aumentati dell’83%), con oltre 2 anziani per 1 giovane. Le case vuote sono 1.991.557 contro le 4.345.843 occupate: una ogni tre è vuota.

Ai dati negativi relativi al disagio demografico, si aggiungono quelli legati alla capacità ricettiva: negli ultimi 25 anni l’ospitalità turistica è cresciuta di appena il 21%, passando da 1,12 milioni di posti letto a 1,36. In particolare i piccoli comuni si dimostrano circa 4 volte turisticamente meno produttivi, considerando offerta di posti letto e tasso di utilizzazione.

"Per superare la forte crisi demografica e contrastare il disagio insediativo - spiegano i curatori dello studio Sandro Polci e Roberto Gambassi - è necessario valorizzare le grandi specificità di questi scrigni di qualità culturale, enogastronomica e di loisir".

"Servono in pratica - sottolineano Polci e Gambassi - nuovi abitanti, in buona percentuale giovani e laboriosi, capaci (o da formare) per creare nuove imprese agro-silvo-pastorali, nuovi turismi per (ri)creare identità antiche e nuove e valorizzare culture materiali e immateriali, in agricoltura, nell'artigianato e nell’industria creativa legati alla naturalità dei luoghi".

Nonostante il quadro complessivo poco rassicurante, i piccoli comuni rimangono infatti luoghi di grandi opportunità e innovazioni.

In Italia - sottolineano Legambiente e Anci - abbiamo borghi di straordinaria bellezza, vi è un sistema di parchi e aree protette, di gran lunga il più importante d'Europa, che attira oltre 100 milioni di visitatori all'anno; dai cammini religiosi, storici e naturalistici alle centinaia di produzioni agricole a marchio di qualità; dai 10,9 milioni di ettari di patrimonio forestale, in costante crescita, alle centinaia di comuni modello per la raccolta differenziata che si candidano a palestre di economia circolare, fino a quelli che scommettono sulle energie rinnovabili e puntano a diventare fossil free.

E' dunque da qui - secondo Anci e Legambiente - che bisogna ripartire per rilanciare i piccoli comuni. Occorre recuperare le aree agricole, le case vuote e gli edifici storici; è fondamentale mettere a valore il patrimonio boschivo dando in concessione i fondi forestali pubblici a cooperative e imprese del territorio definendo procedure trasparenti per l’assegnazione delle concessioni, sotto la supervisione del ministero delle Politiche agricole, attraverso bandi che premino le imprese locali e una gestione sostenibile che porti a costruire filiere locali certificate.

E ancora: consentire la produzione e distribuzione locale di energia da fonti rinnovabili, sul modello delle cooperative alpine, in modo da realizzare impianti a biomasse, idroelettrici, eolici, solari di piccola taglia a servizio delle utenze poste nello stesso ambito comunale.

Opportunità turistiche per business da 5 miliardi

La ricerca Cresme mette poi in evidenza l'opportunità residenziale legata al riuso delle case vuote. Con un investimento di circa 40mila euro per ognuna delle 125mila abitazioni ipotizzate, avremmo un business di 5 miliardi, pari a circa 100mila occupati per un anno.

C'è poi l'opportunità turistica. Se solo un quarto dei posti letto fosse utilizzato secondo le medie urbane, il turismo creerebbe benessere diffuso: 123 milioni di presenze ogni anno, un fatturato di quasi 10 milioni di euro con oltre 300mila nuovi posti di lavoro. L'opportunità agricola legata ai terreni, invece, potrebbe portare alla nascita di oltre 125mila nuove aziende agricole solo recuperando in modo innovativo un quarto delle superfici agricole abbandonate negli ultimi 20 anni.

Legambiente, servono risorse e semplificazione normativa

"Oggi esistono tutte le condizioni per innescare processi virtuosi che consentono di fermare l'abbandono dei piccoli comuni e delle aree interne, ma - afferma Rossella Muroni, presidente di Legambiente - per far ciò è indispensabile puntare sulla semplificazione amministrativa, mantenere i presidi di attività nei diversi centri come scuole, servizi postali e presidi sanitari e garantire risorse per la valorizzazione come prevede il ddl sui piccoli comuni in discussione alla Camera".

Tre gli elementi che vanno coniugati nei piccoli borghi secondo il coordinatore nazionale dei piccoli Comuni dell’Anci, Massimo Castelli: "Il bello, la tecnologia, l'innovazione. Per questo chiediamo nuove politiche per i territori che partano proprio dall'innovazione tecnologica. Va invertito il trend di progressivo abbandono dei piccoli Comuni da parte della politica e, di conseguenza, dei cittadini al quale abbiamo assistito negli ultimi decenni. E perciò servono risorse e nuove politiche. Smart village insieme alle smart city, e un fondo stabile per i piccoli Comuni".

Gli esempi virtuosi di Riace, Cerrato d’Alpi e San Lorenzo Bellizzi

E modelli da seguire ne esistono. C'è il caso esemplare del comune di Riace (RC) e di tutto il distretto calabrese dell'accoglienza - ricorda lo studio - che, nel 1998 in seguito ad uno sbarco, ha ospitato più di 6.000 migranti, protagonisti anche della rinascita economica di un paese a forte rischio di spopolamento. Un'esperienza che ha fatto inserire il sindaco, Domenico Lucano come unico italiano tra le 50 personalità più influenti nel mondo nella recente classifica elaborata dalla rivista Fortune.

Oppure la cooperativa di comunità I briganti del cerreto, nata a Cerrato d’Alpi, piccola frazione del comune di Ventasso (RE), che tra le diverse attività si occupa anche del recupero dei castagneti: dalla manutenzione alla lavorazione della castagna. Senza dimenticare l’impegno di tanti piccoli comuni campioni nella raccolta differenziata e nell’uso delle rinnovabili. Come ad esempio il comune di San Lorenzo Bellizzi (CS), situato all'interno del Parco del Pollino e che conta poco più di 660 abitanti, che ha utilizzato alcuni terreni, ceduti a titolo gratuito ad alcune cooperative agricole locali, per realizzare 15 MW di impianti fotovoltaici su serre. Le entrate derivanti dal Conto Energia, circa 80.000 euro l'anno, sono state ridistribuite in questi anni alla cittadinanza attraverso l'esenzione della Tasi.

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